Cultura Bologna
copertina di America Latina
16 agosto 2022, 21:30 @ Arena Puccini

America Latina

(Italia-Francia/2022) di Damiano D'Innocenzo e Fabio D'Innocenzo (90')

Regia: Damiano e Fabio D'Innocenzo
Interpreti: Elio Germano, Astrid Casali, Carlotta Gamba, Sara Ciocca, Federica Pala, Maurizio Lastrico
Origine e produzione: Italia, Francia / Lorenzo Mieli, The Apartment, Vision Distribution, Le Pacte
Durata: 90’

Massimo è un dentista di Latina, felicemente sposato e con due figlie. La famiglia è la sua ragione di vita, la sua felicità, la ricompensa a un’esistenza improntata all’abnegazione e alla correttezza. È in questa primavera imperturbabile e calma che irrompe l’imprevedibile: un giorno come un altro Massimo scende in cantina e l’assurdo si impossessa della sua vita.

“Terzo film di Fabio e Damiano D’Innocenzo, opera matura, film dalla costruzione perfetta e compatta, allude a quei generi, ma non può appartenervi perché qui l’uso degli stereotipi è troppo sovversivo: il protagonista-dentista, ma dalla mano malferma e dalla mente offuscata, il baretto dalla luce fioca che esplode di situazioni inespresse, la presenza femminile onnipresente impalpabile in quelle vesti di mussola e pizzi, dolcezza e preludi al pianoforte. La collocazione più opportuna del film è la sua dimensione umanista, la disperata solitudine che esprime il protagonista anche se accompagnato da pochi eccellenti personaggi […].
Lo spettatore deve fare i conti con sottili trasformazioni, metamorfosi suggerite appunto dal quadro inusuale della ripresa, ora l’occhio a suggerire un che di animalesco, ora un grido amplificato e reso metallico dall’intervento musicale dei Verdena. Ci si allontana così dal semplice approccio psicologico che porta l’attenzione a tutto quello che fa emergere il protagonista dal profondo per accompagnarlo verso elementi più oscuri e nascosti. Più esprime solitudine più si immerge in un elemento acquatico: all’inizio le lacrime che lasciano occhi umidi, la piscina sfiorata, il tubo della cantina da rompere a sprangare perché ne esca infine tanta acqua da portar via presenze, ricordi, vissuto. E infine un’immersione totale da mostro acquatico.
Quell’acqua, ricordano i registi, di cui era fatta proprio la palude pontina, appare come un elemento malsano, malarico e non adatto alla purificazione. E la trasfigurazione della mostruosità contemporanea che continua ad essere la specialità dei loro film, qui viene risolta in maniera impeccabile.
Sono solo suggerimenti di strategia di visione poiché America Latina ha un intreccio che non si può suggerire né svelare e si dovrà vedere mettendo in funzione, come nei loro precedenti film, tutta la creatività da spettatori.”

Silvana Silvestri, “Il Manifesto”

“In questo film i registi [i fratelli D’Innocenzo] depurano i temi centrali del loro cinema (anzi forse il tema fondamentale: le difficoltà, la violenza, la tragedia dell'essere maschi), isolandoli dal contesto sociale. […] Un film con un'atmosfera ovattata, che i D'Innocenzo filmano in un formato panoramico cercando una distanza, quasi un'astrazione: piani sequenza, riprese da dietro i vetri o addirittura volti riflessi nel brodo, controluci notturni, primi piani sfocati dall' alto o ripresi in perpendicolare sotto la doccia così che le gocce sembrano scorrere in orizzontale. La quotidianità del protagonista è inquietante da subito, e piccole inverosimiglianze mostrano l'irruzione di una dimensione quasi fantastica […]. Rimane costante il senso di angoscia, un grumo di disagio che si incarna nei volti e in luoghi di orrore quotidiano impalpabile, che scoprono quanto di melodramma e di horror ci sia nelle nostre vite ovattate di borghesi.”

Sergio Sozzo, “Sentieri Selvaggi”