12 febbraio 2015, 22:15 @ Cinema Lumière

Truman Capote: a sangue freddo

(Capote, USA/2005) di Bennett Miller (98')

Come Truman Capote, fresco del successo di Colazione da Tiffany, lasciò New York e tornò al Sud delle origini, per documentare e raccontare la storia dello sterminio d'una famiglia del Kansas. È la storia di un'indagine intellettuale, di un ambiguo coinvolgimento sentimentale, è l'avventura di un libro che vede la luce forzando i confini tra narrativa e giornalismo (il risultato è sofferenza, e grande letteratura). Ed è la storia di una 'definitiva' prova d'attore: "L'esigenza di aderenza minetica conduce l'interprete a modificare il proprio corpo radicalmente, a imitare il personaggio nel suo aspetto esteriore facendo a meno degli ausili del trucco. Il grande corpo di Philip Seymour Hoffman deve diventare il piccolo corpo di Capote. Il sacrificio che questo processo comporta sembra poi trasferirsi, per osmosi, nell'intensità emotiva della performance" (Maria Paola Pierini, in America oggi. Cinema, media, narrazioni del nuovo secolo).

Introduce Giulia Carluccio

Nell'ambito di 'I libri che raccontano il cinema', evento patrocinato da Dipartimento delle Arti - Università di Bologna