Rosemary's Baby
(USA/1968) di Roman Polanski (136')
Nel Sessantotto che vuole cambiare il mondo, il seme gettato da Polanski fa crescere virgulti sabbatici dentro il Dakota Building: la famiglia borghese porta in grembo il bacillo del Male, le generazioni future hanno gli occhi del demonio. Rosemary's Baby è un horror (perfetto) accecato dal bianco, dove la minaccia si nasconde nella piena luce: disperazione senza scampo, non c'è neanche un cono d'ombra in cui nascondersi. La minaccia è quindi ovunque, il senso di persecuzione universale, la paranoia una sorta di sbocco naturale: un cul de sac (ancora) che ingloba una città, il proprio palazzo con i vicini che lo abitano, il proprio appartamento, il pancione (e la testa) della madre, per arrivare alla culla, finalmente nera (bellissimo sprazzo di cinismo ateo). (am)