
Warfare – Tempo di Guerra
(Warfare, USA-GB/2025) di Alex Garland e Ray Mendoza (95')
Warfare – Tempo di Guerra
(Warfare, USA-GB/2025) di Alex Garland e Ray Mendoza (95')
19 novembre 2006, Iraq: un plotone di Navy SEAL riesce a insediarsi in un’abitazione per sfruttarla come base operativa per tracciare i movimenti degli altri soldati americani nel territorio pullulante di insorti; tutto procede tranquillamente fin quando la rete di comunicazioni segnala assembramenti intorno alla posizione e, attraverso il buco aperto per il monitoraggio del cecchino, una granata fa capolino nella base operativa, gettando i soldati nel caos.
“Mendoza e Garland centralizzano e restituiscono un feedback fisico in cui il senso e l’insensato della guerra in maniera intermittente emergono e scompaiono, si fondono con l’affastellamento inafferrabile di ordini e direttive, percezioni e azioni che si adattano alla guerra e alle sue evenienze: il mirino vaga incerto e si stabilizza solo tirando il fiato, lo sniper parla con la voce mozzata dalla tensione, un comando risulta complesso per il segnale disturbato, la lacrimazione appanna la vista, le bombe ovattano gli uditi e così via. Le incrostazioni di sangue e polvere solidificano le grinze di terrore di primi piani che per potenza portano gli echi dei volti di Va’ e vedi (Idí i smotrí, 1985, Ėlem Germanovič Klimov), laddove all’esterno, con piglio quasi documentaristico, come ripreso da indifferenti telecamere di sorveglianza, aerei e blindati scorrazzano indisturbati, al sicuro, simil pedine digitali di un gioco che non vale la candela. [...] Prima dei titoli di coda, il consueto raffronto tra personaggi reali e i loro interpreti rischia forse d’essere una macchia di «americanismo», in un war movie che si dimostra invece inaspettatamente raffinato, ma anche solido e intrattenente; forse furbo, ma di certo intelligente nello scegliere le proprie contingenze di rappresentazione, assenti di sensi politico-ideologici a priori, mettendo a fuoco l’umano e il suo corpo che vive, quale elemento unico ma collettivo, irriducibile, anche laddove tutto pare aver perso significato.”
Federico Di Renzo, Quinlan.it
“Mendoza e Garland centralizzano e restituiscono un feedback fisico in cui il senso e l’insensato della guerra in maniera intermittente emergono e scompaiono, si fondono con l’affastellamento inafferrabile di ordini e direttive, percezioni e azioni che si adattano alla guerra e alle sue evenienze: il mirino vaga incerto e si stabilizza solo tirando il fiato, lo sniper parla con la voce mozzata dalla tensione, un comando risulta complesso per il segnale disturbato, la lacrimazione appanna la vista, le bombe ovattano gli uditi e così via. Le incrostazioni di sangue e polvere solidificano le grinze di terrore di primi piani che per potenza portano gli echi dei volti di Va’ e vedi (Idí i smotrí, 1985, Ėlem Germanovič Klimov), laddove all’esterno, con piglio quasi documentaristico, come ripreso da indifferenti telecamere di sorveglianza, aerei e blindati scorrazzano indisturbati, al sicuro, simil pedine digitali di un gioco che non vale la candela. [...] Prima dei titoli di coda, il consueto raffronto tra personaggi reali e i loro interpreti rischia forse d’essere una macchia di «americanismo», in un war movie che si dimostra invece inaspettatamente raffinato, ma anche solido e intrattenente; forse furbo, ma di certo intelligente nello scegliere le proprie contingenze di rappresentazione, assenti di sensi politico-ideologici a priori, mettendo a fuoco l’umano e il suo corpo che vive, quale elemento unico ma collettivo, irriducibile, anche laddove tutto pare aver perso significato.”
Federico Di Renzo, Quinlan.it
Versione con doppiaggio italiano