
Terre di mezzanotte
mostra di Daniele Degli Angeli
Mostra personale di DANIELE DEGLI ANGELI
TERRE DI MEZZANOTTE
Sala D’Ercole – Palazzo D’Accursio - Bologna
Dal catalogo della mostra: SUGGESTIONI, RICORDI
Una vita trascorsa ad insegnare pittura all’Accademia di Belle Arti , quella di Daniele Degli Angeli, lontano dai riflettori e dall’arte mondana, a dipingere Tebaidi [figg. 2/3/4], nel piccolo studio a pochi passi dalle torri, o a raffigurare quei particolari Paesaggi [figg.5/6/7], che evocano tramandi alla grande “tradizione artistica bolognese” così tanto amata e declamata da Francesco Arcangeli. Essi non si possono non definire paesaggi dell’Anima, spesso popolati da creature gentili immerse in una natura primigenia, intenti a compiere gesti o a dare forma a storie desunte da sacri testi . Ora la città di Bologna ospita la personale di Degli Angeli [fig. 1] dal titolo Terre di Mezzanotte, in Sala d’Ercole nel Palazzo D’Accursio. In realtà Daniele, rispettando la locuzione tratta dai Vangeli, Nemo profeta in patria, ha partecipato a importanti esposizioni collettive in Italia e all’estero come ad esempio la Biennale di Parigi nel 1980, al Petit Palais, segnalato da Giovanni Accame o, nel 1984, la XXVII Biennale di Milano nel Palazzo della Permanente, o la mostra Insulae & insulae, tenutasi nella Sala delle Colonne di Ca’ Giustinian a Venezia nell’ambito della XLV Biennale d’Arte di Venezia del 1993 curata da Achille Bonito Oliva, o l’importante rassegna Officina 2000 Art tenutasi ad Ancona nella Mole Vanvitelliana. Se penso a mio fratello Daniele non posso far altro che immaginarlo col pennello in mano davanti a una tela. Ricordi cesenati dei primissimi anni Sessanta del secolo scorso lo vedono intento a dipingere piccoli paesaggi urbani come il quadre o raffigurante la Fontana Masini a Cesena del 1964 [fig. 8] o figure umane allungate, dalle fatture che richiamano vagamente le grandi bagnanti di Cézanne [fig. 9]. In seguito, dopo il diploma conseguito all’Accademia di Belle Arti di Bologna, lo studio dei maestri lascia il campo per alcuni anni a ricerche che lo portano a sondare la validità di movimenti artistici più radicali e in linea col periodo storico. In un primo tempo utilizza delle carte di recupero di stamperie artigianali su cui interviene con segni pittorici fluorescenti [figg. 10/11/12]. In seguito realizza oggetti polimaterici che richiamano ancestrali sensazioni all’insegna di un antropologico fare d’artista in cerca di archetipi collettivi di junghiana memoria. Ricordo, nel lontano 1978, la trepidazione che accompagnava Daniele mentre allestiva la mostra La risonanza originaria delle cose [fig. 13] presentata dal professor Alfredo de Paz, qui a Bologna in via D’Azeglio nella GALLERIA DUEMILA, allora gestita dalla promettente gallerista Silvia Zangheri; o la mostra alla Loggetta Lombardesca di Ravenna curata da Giulio Guberti dal titolo La designazione del senso, sempre nel 1978, alla quale Daniele partecipa con alcuni lavori: Gobba fossile [fig. 14], La colonna del sole, e Orizzonte. L’anno successivo tornammo a Ravenna per fotografare il Funambolo [fig. 15] di derivazione nietzschiana come Antonio D’Avossa ben spiega nella rivista lapis/arte, consistente in un fondo corrugato di cera bianca dal quale fuoriesce il funambolo sostenuto da un filo metallico. Non posso non ricordare il viaggio in R4 alla volta di Graz per partecipare alla collettiva Werke der XIV. Internationalen in der Steiermark nel 1979. Daniele era stato invitato alla rassegna nella quale le opere dovevano essere prodotte in loco. Costruì delle navi achee che prendevano il largo su un mare di cera che fondeva al calore di un fuoco posto all’interno di un vaso simile a un cratere greco [fig.16]. Successivamente comincia la stagione delle cere, prima con leggere colature su cartoni disegnati come Pittura-sirena [fig. 17]; in seguito con grandi opere (Pesce spada, Naufragio, Tromba marina, Grande tebaide del corallo [fig. 18] costituite da materiali diversi e da pigmento mescolato alla cera fusa che si rapprende in strati sovrapposti e che lascia intravedere affascinanti trasparenze. Opere, metafora di un particolare fare alchemico, che di lì a poco cederanno il campo al suo primo grande amore: quella pittura che tuttora lo accompagna. Qualche anno dopo, nel febbraio del 1982, con coraggio Daniele conferma definitivamente qui a Bologna il ritorno alla pittura, a cui era già approdato da alcuni anni, con la mostra Oscurità splendente [fig.19] presentata già allora da Roberto Cresti, che si tenne nella galleria Fabjbasaglia fondata da Luciana Fabj e da Paola Basaglia in via Farini. Daniele fumava nervosissimo cercando di nascondere l’emozione per quella sua presa di posizione così distante dalla maggior parte della critica contemporanea. Invece le due galleriste, raffinate e affabili, con fare professionale e sicuro intrattenevano gli astanti. L’ossimoro del tolo, osservò Maddalena, si replicava negli opposti comportamenti . A Ferrara, circa vent’anni dopo, Paolo Volta alla Galleria del Carbone ospita la mostra Le Isole dell’Anima [fig. 20/21] presentata da Gianni Cerioli. Qui l’atmosfera era più rilassata e le chiacchiere si facevano fuori, di fronte all’antica chiesetta romanica di San Giacomo già dei Templari e ormai tutti concordavano che gran parte dell’arte concettuale contemporanea, a furia di reiterare se stessa, era diventata accademia.
Cesena, marzo 2024 Paolo Degli Angeli
La mostra presenta una cinquantina di dipinti è a cura dall’architetto Paolo Degli Angeli e patrocinata dal Comune di Bologna.
La mostra sarà visitabile da giovedì 20 giugno a domenica 7 luglio nei seguenti orari: martedì, mercoledì, giovedì, sabato, domenica dalle 9 alle 18.30; il venerdì dalle 15 alle 18.30