26 luglio 2016, 21:45 @ Piazza Maggiore

Still Life

(GB-Ita/2013) di U. Pasolini (92’)

Cinema del presente. Introduce Uberto Pasolini.

Rimasi colpito dal pensiero di tante tombe solitarie e di tante funzioni funebri deserte. È un’immagine molto forte. Mi sono messo a riflettere sulla solitudine e sulla morte e sul significato dell’appartenenza a una comunità e di come la consuetudine del buon vicinato sia ormai scomparsa per molti di noi. Come è possibile che tante persone siano dimenticate e muoiano sole? La qualità della nostra società si giudica dal valore che assegna ai suoi membri più deboli e chi è più debole di un morto?
Sono profondamente convinto che il riconoscimento della vita passata di ciascun individuo sia fondamentale per una società che voglia definirsi civile. Con Still Life sapevo di voler realizzare un film statico, proprio come allude il titolo. I miei riferimenti visivi sono stati i film di Ozu, con le loro immagini di vita quotidiana di grande quiete e al tempo stesso di immensa potenza. La maestria e l’umanità di Eddie hanno portato verità nelle azioni e nei piccoli cambiamenti che segnano la vita di John May.
(Uberto Pasolini)

È un affascinante e splendido studio sulla mortalità, sulla solitudine e sull’importanza di condividere la propria vita. La sceneggiatura di Uberto è estremamente profonda e toccante. Si fonda con grande sincerità sui temi della vita e della morte, della famiglia e della comunità. È scritta davvero con il cuore ed è questo che la rende unica. Ed è la ragione per cui ho voluto rappresentarla. John May non è solo. È un tipo alquanto singolare, non esprime molte emozioni, quindi era essenziale che io mostrassi i suoi pensieri. È un individuo molto introverso e non è facile interpretarlo perché devi capire che cosa prova e poi non esprimerlo. Ma è questo che lo rende un bel personaggio: è complesso e vero, più di uno che parla con il cuore in mano.
(Eddie Marsan)