
Misulgwan-eseo mannan suhag
Il libro propone, con eccitante freschezza, con l’uso di immagini in cui la sapienza della costruzione si riempie di una ammiccante lucidità, il senso più profondo e vero di una visita a una pinacoteca o a una mostra d’arte. I bambini vedono, catturano, rielaborano, ripropongono. La loro è una fruizione attiva, come quella che qui viene elegantemente raccontata. Il libro si muove su molti piani figurali, proprio quelli che si offrono alla percezione infantile: non si tratta di una visita guidata che opprime con un’ermeneutica imposta, dalla quale non si può fuggire. Proprio con un occhio giocoso, lieto, libero di operare contaminazioni e prolungamenti, si può guardare l’arte da bambini. È un modo, quello qui indicato, che mescola sapienza e gioia, lindore e capacità di decifrare. L’arte deve poter piacere davvero, solo dopo sarà possibile entrare nel labirinto delle interpretazioni. Prima, come legittimamente asserisce il libro, vale interamente lo stupore infantile, qui reso con grazia e con sapienza.