3 agosto 2016, 21:30 @ Piazza Maggiore

Mi chiamo Renato

I 90 anni Rock&Gol dello Stadio di Bologna | (Ita/2016) di E. Marrese, P. Muran, C.Governa (90')

Cinema del presente.

Un film di Emilio Marrese, Paolo Muran e Cristiano Governa. Regia: Paolo Muran. Riprese e montaggio: WildLab. Musica: Altre di B. Interpreti: Vito, Bob Messini, Angela Baraldi, Bruno Pizzul, Giancarlo Marocchi, Adam Masina, Gianfranco Civolani e con la partecipazione di Vasco Rossi. Produzione: Paolo Muran Doc con la collaborazione di Genoma Films e il sostegno di Regione Emilia-Romagna, la Repubblica, Bologna FC 1909, Comune di Bologna, Fondazione Cineteca Bologna, Unipol, FinSalute, Coop Alleanza 3.0, Lavoropiù, Mare Termale Bolognese, Alce Nero, Lete, Ciicai.

Introducono Cristiano Governa, Emilio Marrese e Paolo Muran.

Gli autori di Il cielo capovolto (Cineteca Bologna, 2014), dopo aver ricordato in modo romantico e originale l'ultimo scudetto del Bologna, celebrano con lo stesso stile i 90 anni che lo stadio Renato Dall'Ara (già Littoriale e Comunale) compirà il 31 ottobre 2016, raccontandone la gloriosa e talvolta tormentata vita attraverso i personaggi e i momenti che l'hanno caratterizzata. Da modello di avanguardia europea, alla sua genesi, fino alle soglie di un'ennesima metamorfosi. Da Mussolini a Baggio, da Patti Smith a Di Vaio, da Togliatti a Savoldi, da Pirandello a Signori, da Ondina Valla a Vasco Rossi, da Schiavio agli U2, da Coppi agli All Blacks... Partite, concerti, comizi, adunate, messe. Musica, sport, cultura, politica, società, costume e perfino religione: la storia del Dall'Ara è anche la storia di Bologna, ma soprattutto dei bolognesi. Proprio alla loro voce - come un coro ideale guidato da un insospettabile direttore - è affidata questa narrazione sospesa tra favola e realtà, lieve, divertente, ricca di aneddoti sorprendenti. Ed emozioni. Infatti, insieme allo stadio, protagonista principale di questo docufilm è proprio la passione. Ognuno dei personaggi di fantasia (incarnati dagli attori e dai noti addetti ai lavori che, come Pizzul o Masina, hanno accettato il gioco della recitazione) rappresenta, con un pizzico di ironia, un tipo di pubblico e un modo diverso di vivere lo stadio. O di vivere e basta.