Nell'introduzione alla Storia dell'inquisizione di Carlo Havas (Odoya, 2010), Valerio Evangelisti cita il Malleus maleficarum come uno dei "manuali" fondamentali per la pratica inquisitoria, insieme al Directorium di Eymerich e alla precedente Practica inquisitionis di Bernard Gui (personaggio storico divenuto a sua volta personaggio letterario ne Il nome della rosa di Umberto Eco).
Sottolineando la fortuna ottenuta da queste opere nel corso dei secoli - e per contrastare una tendenza storiografica "revisionista" volta a negare la crudeltà e la violenza delle pratiche messe in atto dalla Santa Inquisizione - Evangelisti, nell'introduzione prima citata, si interroga sulla natura di questi testi e sul loro concreto utilizzo da parte degli inquisitori: «Sterile esercizio intellettuale, nascita di un genere narrativo bizzarro senza ricadute concrete? Ne dubito molto; anzi, sono convinto che la ricaduta concreta ci fosse: quei libri uccidevano» (p. 15).
L'esemplare qui presentato del Malleus - che si trova interamente digitalizzato e di cui mostriamo alcune pagine nelle immagini successive - ricco di postille e annotazioni manoscritte da mani diverse e numerose, sembra confermare l'uso e lo studio continuato dell'opera.
Jakob Sprenger, Heinrich Krämer, Malleus maleficarum, maleficas, & earum hæresim, vt phramea potentissima conterens, Colonia, Johann Gymnich, [1520].