Makinig of
(Tunisia/Fra/Ger, 2006) di Nouri Bouzid (120') | Festival Youngabout
Deluso dall'esito negativo a scuola, dalle relazioni in famiglia e da quella sentimentale, Bahta, 25 anni, ballerino di break-dance a Tunisi, se la vive piuttosto male e pensa di emigrare in Italia. Ma a causa della guerra in Iraq deve rimandare. Giovane ribelle e indomabile, capo del gruppo di break-dance che si esibisce in vari sottopassaggi della città creando al contempo grandi colorati graffiti sui muri, Bahta è colui che attira sempre di più l'attenzione della polizia su di sé. In varie situazioni, e non ultima per aver criticato apertamente in un bar, davanti ai televisori accesi, la caduta di Baghdad. Inseguito e ricercato, egli viene preso da parte da due individui e condotto presso un integralista islamico che sebbene per apparenza gli vuole insegnare il mestiere del marmista, di fatto lo vuole "addestrare" in base ai codici della legge della "jihad", la cosiddetta "guerra santa", per farne l'ennesimo kamikaze al servizio di un islam fondamentalista in lotta contro l'occidente peccaminoso.
L'attore che interpreta il giovane Bahta è lui stesso un famoso ballerino in Tunisia, e ad un certo punto, offeso dai severi giudizi del marmista-integralista rispetto alla danza, esce dal ruolo e si mette a discutere col regista. Ci sono tre interruzioni del racconto di finzione che equivalgono a tre riflessioni sulle modalità di lavaggio di cervello operato anche nella realtà, sul rapporto tra cinema e realtà, nonché tra contenuto e interpretazione della religione islamica. Un film che fa riflettere, perché esso stesso riflette su ciò che narra: qual è la potenza delle parole? Che ne diviene se cadono in un vuoto di prospettive per il futuro, accompagnato da un caos emotivo e mentale, come può essere quello di tanti giovani al giorno d'oggi?
