- @ Basilica di San Domenico - sala Bolognini
Libertà religiosa: le negazioni, le sfide, le speranze
I Martedì di San Domenico
Martedì 28 ottobre 2025 ore 21.00
Libertà religiosa: le negazioni, le sfide, le speranze
interverranno:
Gianni Criveller
Direttore di Asianews Centro PIME – Milano Teologo e missionario tra il popolo cinese
Massimiliano Tubani
Direttore di ACS Italia, sezione italiana della Fondazione Pontificia Aiuto alla Chiesa che Soffre
Denominatore comune di questo evento e di quello del 23 ottobre u.s. (Un Dio senza eserciti) è il tema sulla la libertà religiosa quale diritto fondamentale affinché le persone siano libere di praticare la propria fede senza interferenze o persecuzioni. Questo diritto comprende tutti quei diritti inclusi quali:
libertà di credo, la libertà di credere o non credere in una religione,
libertà di culto, la libertà di praticare la propria fede in forma pubblica o privata,libertà di espressione, la libertà di esprimere le proprie convinzioni religiose.
Spontaneo chiederci perché la libertà religiosa sia importante: Possiamo dire che essa promuove la diversità. La libertà religiosa consente la coesistenza di diverse fedi e culture.
Protegge l'individuo. La libertà religiosa protegge le persone dalle persecuzioni e dalle discriminazioni.
Favorisce la tolleranza. La libertà religiosa promuove la tolleranza e il rispetto tra le diverse fedi.
Ma sappiamo che la libertà religiosa può essere (ed è) minacciata da vari fattori come: discriminazioni, le persone possono essere discriminate a causa della loro fede, persecuzioni, le persone possono essere perseguitate per la loro fede, limitazioni, le leggi e le politiche possono limitare la libertà religiosa.
E’ emerso dal Rapporto biennale della Fondazione “Aiuto alla Chiesa che Soffre "Libertà religiosa nel mondo", anno 2025 una panoramica globale dello stato di questo diritto fondamentale per il periodo che va da gennaio 2023 a dicembre 2024.
Due terzi dell'umanità - più di 5,4 miliardi di persone - vivono in Paesi senza piena libertà religiosa. Il Rapporto analizza la situazione in 196 Paesi e documenta gravi violazioni di questo diritto in 62 di essi. Di questi, 24 sono classificati come Paesi di “persecuzione” e 38 come Paesi di “discriminazione”. Solo due nazioni, il Kazakistan e lo Sri Lanka, hanno mostrato miglioramenti rispetto all’edizione precedente.
«Il diritto alla libertà di pensiero, di coscienza e di religione - tutelato dall'articolo 18 della Dichiarazione universale dei diritti umani - non solo è sotto pressione, ma in molti Paesi sta scomparendo», ha avvertito Regina Lynch, Presidente esecutivo di ACS Internazionale. Lynch, durante il suo discorso, ha sottolineato anche che quest'anno ricorre il 25° anniversario del primo rapporto di ACS.
Autoritarismo: la più grande minaccia globale
Il Rapporto identifica nell'autoritarismo il principale motore della repressione religiosa. In 19 dei 24 Paesi nella categoria della persecuzione e in 33 delle 38 nazioni con discriminazione, i governi applicano strategie sistematiche per controllare o mettere a tacere la vita religiosa. In Cina, Iran, Eritrea e Nicaragua, le autorità utilizzano tecnologie di sorveglianza di massa, censura digitale, legislazione restrittiva e detenzioni arbitrarie per sopprimere le comunità religiose indipendenti. Il controllo della fede è diventato uno strumento di potere politico, grazie a una burocratizzazione della repressione religiosa sempre più sofisticata.
L'avanzata del jihadismo e del nazionalismo religioso
Il Rapporto avverte che l'estremismo islamista continua ad espandersi, in particolare in Africa e in Asia. In 15 Paesi è la causa principale della persecuzione mentre in altri 10 contribuisce alla discriminazione. Il Sahel è diventato l'epicentro della violenza jihadista con gruppi come lo Stato Islamico - Provincia del Sahel (ISSP) e JNIM che hanno causato la morte di centinaia di migliaia di persone, lo sfollamento di milioni di altre e la distruzione di centinaia di chiese e scuole cristiane.
Il nazionalismo etnico-religioso alimenta la repressione delle minoranze in alcune parti dell'Asia. In India e Myanmar, le comunità cristiane e musulmane subiscono aggressioni ed esclusione legale. Quanto al caso indiano, il Rapporto definisce la situazione come "persecuzione ibrida", una combinazione di leggi discriminatorie e violenze perpetrate da civili ma incoraggiate dalla retorica politica.
Guerra, migrazioni forzate e criminalità organizzata
Il declino della libertà religiosa è stato aggravato anche dai conflitti armati che hanno colpito Paesi come Myanmar, Ucraina, Russia, Israele e Palestina. Le guerre e la violenza basata sulla religione hanno innescato una silenziosa crisi di sfollamento. In Nigeria, gli attacchi di gruppi armati legati ai pastori Fulani radicalizzati hanno causato migliaia di morti e lo sradicamento di intere comunità. Nel Sahel, in particolare in Burkina Faso, Niger e Mali, interi villaggi sono stati distrutti dalle milizie islamiste. In Sudan, la guerra civile ha spazzato via comunità cristiane secolari.
Anche la criminalità organizzata è emersa come un nuovo agente di persecuzione. In Messico e Haiti, gruppi armati uccidono o rapiscono leader religiosi ed estorcono denaro alle parrocchie per affermare il proprio controllo sul territorio.
L'Occidente non è immune
L'erosione della libertà religiosa si estende anche all'Europa e al Nord America. Nel 2023, la Francia ha registrato quasi 1.000 attacchi alle chiese; in Grecia, più di 600 atti di vandalismo; picchi simili sono stati osservati in Spagna, Italia e Stati Uniti, tra cui profanazioni di luoghi di culto, aggressioni fisiche al clero e interruzioni di funzioni religiose. Secondo ACS, questi atti riflettono un crescente clima di ostilità ideologica nei confronti della religione.
I posti sono limitati e la prenotazione è consigliata scrivendo entro le ore 16 del giorno precedente l’evento a: