Cultura Bologna
copertina di La scuola cattolica
7 settembre 2022, 21:30 @ Arena Puccini

La scuola cattolica

(Italia/2021) di Stefano Mordini (106')

In un quartiere residenziale di Roma sorge una nota scuola cattolica maschile dove vengono educati i ragazzi della migliore borghesia. Le famiglie sentono che in quel contesto i loro figli possono crescere protetti dai tumulti che stanno attraversando la società e che quella rigida educazione potrà spalancare loro le porte di un futuro luminoso. Nella notte tra il 29 e il 30 settembre del 1975 qualcosa però si rompe e quella fortezza di valori inattaccabili crolla sotto il peso di uno dei più efferati crimini dell'epoca: il delitto del Circeo. I responsabili sono infatti ex studenti di quella scuola frequentata anche da Edoardo, che prova a raccontare cosa abbia scatenato tanta cieca violenza in quelle menti esaltate da idee politiche distorte e da un'irrefrenabile smania di supremazia.

“Si assomigliano tutti. Fai fatica a distinguerli l’uno dall’altro. È questa una delle accuse più ricorrenti che i tanti detrattori imputano ai protagonisti del film che Stefano Mordini ha tratto dall’omonimo romanzo-monstre (1300 pagine!) di Edoardo Albinati. È vero: […] nel film gli interpreti dei giovani maschi che negli anni Settanta frequentavano la scuola cattolica in cui si sono formati anche i tre responsabili di uno dei più agghiaccianti e brutali episodi di femminicidio e violenza sulle donne della nostra storia recente (il massacro del Circeo) in certi momenti sembrano intercambiabili. Fin dall’inizio, quando appaiono in costume da bagno, in piedi attorno a una piscina, dove si accingono a fare “educazione fisica”. Gambe, schiene, nuche. Nudi, svestiti, simili. Confondibili. Ma se invece che un limite questa scelta di casting e di direzione degli attori fosse un pregio? Se invece di operare nella direzione scandalistica della cronaca, con annessa costruzione del Mostro che condensando in sé tutte le colpe finisce per essere Pharmakon (cioè colui che di fatto purifica da ogni colpa la società che lo esprime e lo condanna) Mordini cercasse piuttosto di rileggere il massacro del Circeo non come il frutto ripugnante di personalità patologiche devianti e criminali ma come il frutto avvelenato di una cultura, di un’educazione, di una mentalità diffusa e condivisa? […]
La scuola cattolica aggira le trappole della sociologia e dell’ideologia e sceglie piuttosto l’approccio dell’antropologia. E così facendo obbliga ogni spettatore a interrogarsi. Ci chiama in causa. […]
È un meccanismo che spiega bene Nicola Lagioia nel suo romanzo La città dei vivi, dedicato alla ricostruzione letteraria e non cronachistica di un altro terribile caso di cronaca nera, la tortura e il delitto di Luca Varani nel marzo 2016 da parte di due giovani della Roma bene. Lagioia scrive che di fronte a simili agghiaccianti esplosioni del male, ciò che deve fare il narratore è evitare di “illuderci che ciò che disprezziamo nel carnefice ci sia estraneo” e farci capire che “la distanza che ci separa da lui è minore di quanto crediamo” (p. 263). Mi sembra che questo cerchino di fare Stefano Mordini e i suoi cosceneggiatori. […]
Io, lo confesso, dal film sono uscito turbato. A un certo punto mi sono accorto – ma me ne sono accorto solo dopo – che avevo abbandonato tutte le mie difese razionali, tutte le categorie critiche e di analisi con cui in genere guardo un film, per ritrovarmi spettatore inerme e ingenuo di fronte a una scena che mi e ci chiama in causa.”

Gianni Canova, “We Love Cinema”