La Torre della Magione
Questa è la torre campanaria della chiesa di Santa Maria del Tempio, detta Torre della Magione, che ebbe una storia particolare.
«La chiesa della Magione è ricordata soprattutto per l’incredibile spostamento del suo campanile, la torre della Magione appunto, compiuto il 12 agosto 1455 da Aristotele Fioravanti: la torre, alta circa 20 metri, si trovava proprio in mezzo all’attuale Strada Maggiore, per cui impediva il passaggio e ostruiva la visione della porta cittadina che si apriva lungo le mura. Fioravanti ne spostò la base di circa 35 piedi, fino a portarla in prossimità della chiesa, facendola rotolare su un sistema da lui studiato fatto di cilindri di legno di rovere cerchiati di ferro. La torre fu atterrata nel 1825 dal proprietario che la acquistò dopo la soppressione ed ora la sua antica presenza è ricordata solo da una targa».
(Marcello Fini, Bologna sacra, p. 132)
La vicenda incuriosisce anche solo su un piano strettamente storico, considerando che, lo vedremo, pure l’atterramento del 1825 offre elementi di discussione. Ma se proviamo, di nuovo, a metterci nei panni dei protagonisti del Pendolo che inventano il Piano - o dei “diabolici” che lo prendono per vero - questa storia acquista anche il fascino del mistero. Nella parte finale del romanzo infatti Casaubon e Belbo, ormai incapaci di fermare la deriva presa dal loro gioco di correlazioni, iniziano a sottolineare l’importanza di una serie di costruzioni verticali che, nel corso dei secoli, i diversi gruppi che continuavano in segreto l’opera dei Templari avevano piantato sulla crosta terrestre, per convogliare le correnti telluriche verso il cielo:
«Infatti che cosa aveva fermato i Templari una volta colto il segreto? Dovevano sfruttarlo. Ma tra il sapere e il saper fare, ce ne corre. Per intanto, istruiti dal diabolico san Bernardo, i Templari avevano sostituito ai menhir, poveri spinotti celtici, le cattedrali gotiche, ben più sensibili e potenti, con le loro cripte sotterranee abitate dalle vergini nere, in diretto contatto con le falde radioattive, e avevano coperto l'Europa di un reticolo di stazioni ricetrasmíttenti che si comunicavano a vicenda le potenze e le direzioni dei fluidi, gli umori e le tensioni delle correnti» (cap. 82, p. 357).
Finché Belbo, in una notte d’insonnia, ha la rivelazione finale: l’approdo ultimo di questo slancio in verticale era stata la Tour Eiffel, «la sonda celeste, l'antenna che raccoglie informazioni da tutti gli spinotti ermetici infissi sulla crosta del globo, dalle statue dell'Isola di Pasqua, dal Machu Picchu, dalla Libertà di Staten Island, voluta dall'iniziato Lafayette, dall'obelisco di Luxor, dalla torre più alta di Tomar, dal Colosso di Rodi che continua a trasmettere dal profondo del porto dove non lo trova più nessuno, dai templi della giungla brahmanica, dalle torrette della Grande Muraglia, dalla cima di Ayers Rock, dalle guglie di Strasburgo su cui si deliziava l'iniziato Goethe, dai volti di Mount Rushmore, quante cose aveva capito l'iniziato Hitchkock, dall'antenna dell'Empire State, dite voi a che impero alludesse questa creazione di iniziati americani se non all'impero di Rodolfo di Praga! La Tour capta informazioni dal sottosuolo e le confronta con quelle che le provengono dal cielo» (cap. 86, p. 366). La Tour Eiffel che compare sulla copertina della prima edizione del romanzo e che in altre edizioni - compresa l’ultima, edita nel 2018 - viene sostituita da una veduta di Parigi in cui la torre è decentrata e allontanata, mentre in primo piano compaiono elementi chiaramente riconducibili alle cattedrali gotiche prima citate.
Ragionando secondo la logica deviata dei “diabolici”, le torri di Bologna, città turrita per eccellenza, potrebbero entrare perfettamente in questa rete. E una torre templare che, in pieno XV secolo, viene spostata di qualche metro con un’operazione ingegneristica che lascia stupefatti ancora oggi, quanti significati esoterici potrebbe nascondere? Se Belbo avesse conosciuto la storia della torre della Magione, siamo certi che avrebbe imbastito una brillante narrazione in cui un gruppo di iniziati, guidati dall’architetto Fioravanti, aveva scoperto che la comunicazione terra-cielo funzionava meglio 35 piedi più in là.
Ma, come abbiamo anticipato, anche l’atterramento della torre offre la sua dose di mistero, che raccontiamo nell’immagine successiva.
Torre della magione in Bologna. Era alta P.65.6P.13 di Fondamento... atterrata nel 1825, [Italia, s.n., 1825], 1 stampa, acqf., 165x112 mm
Collocazione: AA. VV. Cart. XXXVI 108