Love Story
(USA/1970) di Arthur Hiller (99')
"Where do I begin / To tell the story of how great a love can be". Da dove cominciare per raccontare un film che forse oggi è un po' dimenticato, ma che è stato un cult degli anni Settanta e oltre, e che è sinonimo di grande amore tragico? Quell'amore che vince le differenze di classe, l'ostilità dei genitori, le ristrettezze economiche. Quell'amore che è sufficiente all'uno e all'altra per sopravvivere. Ma che non può vincere la malattia, la morte. Love Story è il sorriso luminoso di Ali McGraw, lo sguardo mite di Ryan O'Neal, il rotolarsi nella neve, il ricordare ciò che è perduto. E sono le note strazianti di Francis Lai (Oscar per la colonna sonora, il testo fu poi scritto dopo il film da Carl Sigman), indimenticabili come il vero amore. (aa)
"Negli Stati Uniti si è scoperto il grande cinema d'autore mondiale a partire dagli anni Cinquanta. Questi film sono stati proiettati nelle grandi città e molto ben accolti. Gli Americani hanno scoperto il cinema di Bergman, Rossellini, Fellini, Kurosawa... Sia da parte della critica che del pubblico si è scatenata una vera e propria mania nei confronti di questi autori. Questa è stata una grande fonte di ispirazione. Tuttavia bisogna considerare che i grandi cineasti americani dell'epoca non avevano assolutamente una libertà comparabile a quella di un Fellini o di un Bergman. Dovevano adattarsi agli schemi imposti da Hollywood cercando di esprimersi il più liberamente possibile. Con l'avvento della Nuova Hollywood hanno finalmente potuto disporre di questa libertà, facendo proprie le tecniche e le modalità espressive che si andavano diffondendo nel cinema mondiale per fare film in un modo nuovo. C'è un esempio che potrei fare, che può apparire strano ma che è invece assai pertinente a questo proposito: il modo in cui Arthur Hiller ha girato Love Story. Questo film, che è stato uno straordinario successo ed è stato ottimamente accolto, in definitiva funziona soprattutto grazie all'autentica alchimia che esisteva fra i due attori. Per ottenere questa alchimia e catturarla in modo diretto, Hiller si è concesso di girare in un modo che io non avevo mai visto né nel suo cinema né nella Hollywood classica: ovvero mettendo da parte il montaggio per riprenderli in lunghi piani sequenza con delle focali lunghe, lasciandoli esprimere liberamente, con semplicità. Si trattava di qualcosa di inedito nel cinema americano, reso possibile dalla frequentazione del cinema d'autore internazionale"
(Quentin Tarantino)
Lingua originale con sottotitoli
