
Paternal Leave
(Germania-Italia/2025) di Alissa Jung (113') | Arena Puccini
Paternal Leave
(Germania-Italia/2025) di Alissa Jung (113')
Con: Luca Marinelli
Leo ha appena scoperto che suo padre biologico è vivo e insegna surf a Marina Romea. Decide allora di partire da Berlino per incontrarlo e scoprire perché non si sia mai messo in contatto con lei per 15 anni; la situazione già di per sé delicata si fa ancora più tesa quando Leo impara che Paolo, suo padre, nel frattempo si è fatto un’altra famiglia.
“Paternal leave è un film fatto di silenzi, di sguardi, di piccoli gesti. Espressioni che si dipingono sui volti a malincuore, occhi che sbirciano cercando di intercettare i pensieri dell’altro e occhi che rimangono inebriati da un paesaggio che, suggestivo e imperscrutabile, incute fascino e mistero. Paternal leave è sospeso, come lo è il rapporto tra un padre che incontra per la prima volta la figlia adolescente che si reca dalla Germania all’Italia solo per conoscerlo, o forse per urlargli finalmente il suo risentimento. Tutto oscilla in bilico, a mezz’aria, tra rabbia e affetto, una rabbia motivata e un affetto dato da un legame mai instaurato. Il Paolo di Luca Marinelli non si sente all’altezza di forse nessuna delle situazioni che gli si presentano all’improvviso; fragile e indifeso nei confronti di un vortice emotivo che non è pronto a sostenere. La Leo di Juli Grabenhenrich per certi versi è un’appena adolescente che crede di essere incompresa e inadeguata. Per altri è una giovane donna a confronto con un uomo adulto che continua a reiterare nell’errore di dover nascondere questa figlia a tutti, senza domandarsi gli effetti che questo possa avere su di lei. Esattamente come quindici anni prima, quando era sparito senza tornare più. [...]
Avvalendosi di una location dalle atmosfere più rigide e umide dell’inverno nelle zone di mare, la fotografia di Paternal leave riesce a brillare anche in colori freddi e tutt’altro che vivaci. Ma che comunque emanano una luce morbida, tenue, che alterna uno stile più luminoso ad uno più offuscato, in base a quello che accade, che provano i personaggi e in base a quanto vicino al mare ci si trovi. Un mare gelido, mosso, di un blu estinto, striato di grigio. Vicino alle lagune costiere dove i fenicotteri invece scintillano di un rosa acceso, di un bianco latte e di tutte le loro sfumature. Non è dato sapere allo spettatore dove andrà l’incontro tra i due protagonisti, né a cosa porterà, quello che è certo è che da dramma famigliare Paternal leave si trasforma in un romanzo di formazione dove due personaggi imperfetti, ostili e a volte stessi protagonisti di passi falsi che non per tutti sono ammissibili, hanno di fronte a sé una maturità da portare ancora a compimento. In due fasi diverse della vita, c’è una soglia che va superata, una consapevolezza che va acquisita e un equilibrio che va stabilito. Un cerchio da chiudere prima che se ne apra un altro.”
Giorgia Terranova, Cinematographe.it
“Paternal leave è un film fatto di silenzi, di sguardi, di piccoli gesti. Espressioni che si dipingono sui volti a malincuore, occhi che sbirciano cercando di intercettare i pensieri dell’altro e occhi che rimangono inebriati da un paesaggio che, suggestivo e imperscrutabile, incute fascino e mistero. Paternal leave è sospeso, come lo è il rapporto tra un padre che incontra per la prima volta la figlia adolescente che si reca dalla Germania all’Italia solo per conoscerlo, o forse per urlargli finalmente il suo risentimento. Tutto oscilla in bilico, a mezz’aria, tra rabbia e affetto, una rabbia motivata e un affetto dato da un legame mai instaurato. Il Paolo di Luca Marinelli non si sente all’altezza di forse nessuna delle situazioni che gli si presentano all’improvviso; fragile e indifeso nei confronti di un vortice emotivo che non è pronto a sostenere. La Leo di Juli Grabenhenrich per certi versi è un’appena adolescente che crede di essere incompresa e inadeguata. Per altri è una giovane donna a confronto con un uomo adulto che continua a reiterare nell’errore di dover nascondere questa figlia a tutti, senza domandarsi gli effetti che questo possa avere su di lei. Esattamente come quindici anni prima, quando era sparito senza tornare più. [...]
Avvalendosi di una location dalle atmosfere più rigide e umide dell’inverno nelle zone di mare, la fotografia di Paternal leave riesce a brillare anche in colori freddi e tutt’altro che vivaci. Ma che comunque emanano una luce morbida, tenue, che alterna uno stile più luminoso ad uno più offuscato, in base a quello che accade, che provano i personaggi e in base a quanto vicino al mare ci si trovi. Un mare gelido, mosso, di un blu estinto, striato di grigio. Vicino alle lagune costiere dove i fenicotteri invece scintillano di un rosa acceso, di un bianco latte e di tutte le loro sfumature. Non è dato sapere allo spettatore dove andrà l’incontro tra i due protagonisti, né a cosa porterà, quello che è certo è che da dramma famigliare Paternal leave si trasforma in un romanzo di formazione dove due personaggi imperfetti, ostili e a volte stessi protagonisti di passi falsi che non per tutti sono ammissibili, hanno di fronte a sé una maturità da portare ancora a compimento. In due fasi diverse della vita, c’è una soglia che va superata, una consapevolezza che va acquisita e un equilibrio che va stabilito. Un cerchio da chiudere prima che se ne apra un altro.”
Giorgia Terranova, Cinematographe.it