copertina di La città proibita
25 giugno 2025, 21:45 @ Arena Puccini - Parco DLF

La città proibita

(Italia/2025) di Gabriele Mainetti (138') | Arena Puccini

La città proibita

(Italia/2025) di Gabriele Mainetti (138')

Con: Luca Zingaretti, Marco Giallini e Sabrina Ferilli

Incontro con Gabriele Mainetti

 
 
In Cina, negli anni ‘90, la politica del figlio unico porta una coppia di genitori a tenere nascosta l’esistenza della più piccola delle due figlie, Mei. Questa, molti anni e lezioni di kung fu dopo, si reca a Roma per cercare la sorella Yun, data per scomparsa da tempo; le indagini la porteranno al ristorante cinese “La città proibita”, losco locale in cui si annida un giro di prostituzione, e anche a conoscere Marcello, figlio di un proprietario di una trattoria vicina che pare essere collegato a Yun. A suon di arti marziali la nostra protagonista si farà strada per le vie di Roma alla ricerca della sorella.
“Serve abilità per trovare un punto di incontro tra Oriente e Occidente, serve abilità per creare un ponte tra il cinema di Hong Kong e quello italiano. Anche perché la storia non ha mai concesso degli esempi memorabili. Ci vuole quindi un coraggio incredibile, un’ambizione sfrenata, per dar vita a un alieno per la nostra industria, una meteora da supportare. Mainetti sa che con la macchina da presa bisogna osare, a ogni costo. Dà vita a un’epopea mai scontata, che si muove sul confine tra realtà diverse. Si inizia dalla Cina, da due sorelle divise per la politica del figlio unico. Stacco, si arriva a oggi. Una donna scatena il finimondo all’interno di un edificio criminale. Siamo a Pechino o a Roma? È proprio questo il gioco di magia. La città proibita si muove su canoni solo all’apparenza antitetici, che qui si fanno complementari. Si strizza l’occhio a Vacanze romane con uno spensierato giro in moto, si costruisce una lady vendetta degna di una femme fatale con gli occhi a mandorla, e soprattutto si pensa a Bruce Lee, a L’urlo di Chen terrorizza anche l’Occidente a La mano sinistra della violenza. L’iconico spadaccino monco con il volto di David Chiang sembra rivivere nella protagonista di La città proibita, che soffre, viene ferita, ma non si spezza. Si respira l’atmosfera di una working class hero che si fa baluardo del cinema popolare. E non è poco. Ma come far convivere Paesi che si trovano a migliaia di chilometri di distanza? Come trovare una misura, una cifra stilistica, che possano portare Hong Kong a Piazza Vittorio? La risposta è semplice, ma non scontata. A fare da collante è una storia d’amore forse impossibile, in cui a vincere è proprio il cinema, in tutte le sue forme. Mainetti ci ha abituato a film controcorrente, solo all’apparenza irrealizzabili. [...] E La città proibita? È un tassello ulteriore nella poetica di Mainetti, in cui l’uomo comune deve scoprire nuovi talenti per sopravvivere.”
Gian Luca Pisacane, Cinematografo
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