copertina di Raccontare la catastrofe

Sembra che tutto, intorno a noi, indichi che qualcosa di grande, forse di terribile, sta per succedere. O forse sta già succedendo e non ce ne accorgiamo. O forse stiamo esagerando. In ogni caso è una percezione diffusa che la storia si sia rimessa in moto, inaspettatamente. E noi siamo impreparati. Uno dei meccanismi più consolidati, di fronte a qualcosa di grande e terribile è quello della rimozione: fare finta di niente. Raccontarsi che nulla di grave sta succedendo e che tutto sommato le nostre vite continueranno più o meno nello stesso modo. A volte però la catastrofe viene a trovarci fin nelle nostre case, nei nostri posti di lavoro, là dove crediamo di essere al sicuro. A volte si presenta in forma di alluvione, altre di siccità, altre di una lettera di licenziamento in tronco, altre in forma di pandemia e lockdown. La strategia è sempre quella: affrontare la catastrofe, se strettamente necessario e poi ripartire da dove si era rimasti, business as usual, come è accaduto in Emilia-Romagna dopo l’alluvione del 2023. Parte di questa rimozione ha certamente a che fare col fatto di non voler accettare che siamo nei guai e che, nella storia che riprende il suo cammino, dovremmo trovare un nostro posto, disabituati come siamo a cercarlo.
È difficile raccontare la catastrofe, perché nessuno, noi compresi, ha voglia di pensarci.
Raccontare la catastrofe è un’idea di Kepler-452: una settimana, dal 5 al 11 di maggio del 2025, per provare a guardare insieme il punto in cui siamo, senza rimuovere. Un ciclo di appuntamenti accomunati da un desiderio: capire come raccontare qualcosa che ci spaventa molto. Ma anche cercare, dentro la catastrofe, quali nuove risorse, individuali ma soprattutto collettive, siamo in grado di evocare. La possibilità di scoprirci una comunità e non una manciata di singoli individui, da tempo dimenticata nel mondo in cui la storia avrebbe dovuto essere finita.

Il primo appuntamento, il 5 maggio all’Auditorium Biagi di Salaborsa, è un talk in cui alcuni ospiti - Dario Salvetti, Erika Capasso, Alex Giuzio, Paola Imperatore, Michele Lapini - moderati da Enrico Baraldi e Nicola Borghesi, parlano di come hanno tentato di raccontare le catastrofi di cui si sono occupati. Dal 6 all'8 maggio all’Oratorio di San Filippo Neri, nell’ambito della programmazione del LabOratorio è di scena lo spettacolo di Kepler-452 Album, che tenta di tracciare una linea tra catastrofi individuali, come quella della perdita della memoria a causa dell’Alzheimer, e collettive come l’alluvione in Emilia-Romagna. Lo spettacolo è in replica il 10 maggio al Teatro Biagi D'Antona di Castel Maggiore, all’interno della stagione Agorà. Durante la settimana dal 6 all’11 maggio, nel foyer del Teatro Arena del Sole, a più di due anni dal debutto dello spettacolo Il Capitale. Un libro che ancora non abbiamo letto, prodotto da ERT/ Teatro Nazionale, grazie all'installazione video Insorgiamo Insieme di Jakob Brossmann, gli operai della ex-GKN, protagonisti dello spettacolo, continuano a raccontare la loro lotta e la loro storia. Il 9 maggio a Granata è il momento di La festa più bella, ossia quella che si celebra ai confini del mondo, quando l’umanità si accorge di essere insieme a causa di un rivolgimento improvviso della storia. Una festa per celebrare il fatto di essere vivi malgrado tutto e un po’ anche per celebrare i dieci anni di Kepler-452. A mettere i dischi Bebo Guidetti de Lo Stato Sociale, amico storico della compagnia, e gli stessi Kepler con il loro Dj-set trash marxista.


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