Ma come può venire in mente a un essere ragionevole di rifare Susanna di Hawks? E come può l’essere in questione, più geniale che ragionevole com’era il Bogdanovich del 1972, riuscirci o almeno andarci vicino? Risultato che oggi splende d’una doppia nostalgia (Peter Bogdanovich se n’è andato un mese fa). Ci sono quattro valigie a scacchi al posto dei due leopardi maculati, il musicologo Ryan O’Neal che s’imbambola nel citare i manierismi del paleontologo Cary Grant, e una grande Barbra Streisand: tutto in un weekend nell’ombra rossa del Golden Gate. Una rilettura in realtà molto personale, che innestando nello screwball le meccaniche keatoniane produce a tratti uno strano effetto, quasi burattinesco, quasi brechtiano (pcris).
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