copertina di Il nome della rosa
19 luglio 2023, 21:45 @ Piazza Maggiore

Il nome della rosa

(The Name of the Rose, Italia-Germania Ovest-Francia/1986) di Jean-Jacques Annaud (126')

Introducono Jean-Jacques Annaud, i familiari di Umberto Eco Renate Ramge e Stefano Eco, il presidente di La nave di Teseo Mario AndreosePierre Olivier della francese TF1, promotrice del restauro, la prorettrice dell’Università di Bologna Simona Tondelli, il sindaco di Bologna Matteo Lepore e il direttore della Cineteca di Bologna Gian Luca Farinelli

Regia: Jean-Jacques Annaud. Soggetto: dall’omonimo romanzo di Umberto Eco. Sceneggiatura: Gérard Brach, Alain Godard, Howard Frankin, Andrew Birkin. Fotografia: Tonino Delli Colli. Montaggio: Jane Seitz. Scenografia: Dante Ferretti. Musica: James Horner. Interpreti: Sean Connery (Guglielmo da Baskerville), F. Murray Abraham (Bernardo Gui), Christian Slater (Adso da Melk), Valentina Vargas (ragazza), Ron Perlman (Salvatore), Michel Londsale (abate), Feodor Chaliapin jr. (Jorge da Burgos), Michael Habeck (Berengario). Produzione: Cristaldifilm, Rai, Films Ariane, Neue Constantin Film Produktion, ZDF. Durata: 126’
Copia proveniente da TF1


Per me l’enorme successo del romanzo è stato una catastrofe. Ho capito subito che mi si sarebbe obbiettato che il film non era il libro, sai che scoperta! Ma cosa potevo raccontare in due ore? Ho concepito il film come un palinsesto medioevale, un nuovo testo che si poteva grattar via per ritrovare la traccia dell’originale. Ho pensato fosse un buon modo per definire la relazione tra il romanzo e il film. […]
Il fascino del libro nasce dall’intreccio di differenti strati. È un roman à tiroirs, un gioco di specchi. Unisce alla trama di un romanzo d’appendice, di un giallo, un dibattito che ha marcato la cristianità sulla condivisione della ricchezza; si aggiunge poi il tema del sapere proibito, e poi quel meraviglioso discorso sulla pericolosità del riso che mi ha molto motivato. […] Quando mi sono appassionato al Nome della rosa, mi sono reso conto che dovevo comprendere in profondità il funzionamento del romanzo poliziesco. Ho letto e analizzato in profondità le interviste di Hitchcock. Ho visto una gran quantità di film per comprendere la struttura dei colpi di scena, l’utilizzo degli indizi. […] La cosa difficile era preservare l’interesse della trama poliziesca senza trascurare gli aspetti speculativi, che portavano un valore aggiunto rispetto all’indagine.
[…] Abbiamo raggruppato, sotto la direzione di Jacques Le Goff, una dozzina di medievalisti esperti in diversi campi: vita quotidiana, costumi, ceramiche, colori, vita religiosa, regole monastiche, eccetera. Ogni volta che mi trovavo di fronte a un problema (barbe, vestiti, modi di pregare) mi rivolgevo a loro.
[…] Umberto Eco non ha voluto intervenire perché gli interessava la mia rilettura del suo lavoro. L’ho fatto venire sul set ed è stato molto contento della precisione, della cura che ho avuto per i dettagli. Ma quando gli ho comunicato il nome dell’attore principale, è stato colto da una terribile inquietudine. Quando poi ha visto il film ne è rimasto incantato. Tuttavia è vero che la scelta dell’attore era un rischio. Il personaggio nasceva già come una fusione tra un intellettuale medioevale e Sherlock Holmes, e aggiungerci anche James Bond portava a un mix potenzialmente complicato.


Jean-Jacques Annaud


Jean-Jacques Annaud aveva appena annunciato sulla stampa di voler firmare un film tratto dal romanzo di Umberto Eco e io già ne immaginavo le scene, convinto che avrei potuto apportare qualcosa di utile a quel progetto. Fu una specie di premonizione perché in effetti fui scelto per questo lavoro, che ha segnato l’inizio di uno stimolante incontro con Annaud, un regista sensibile e di grande talento.
Del film mi affascinavano il periodo – siamo nel 1327 – e le atmosfere, minuziosamente descritte nel romanzo: l’oscurità, il mistero e i segreti di una comunità religiosa sconvolta da inspiegabili delitti. Il contesto scenografico – in particolare le due strutture architettoniche dell’abbazia e della torre con la biblioteca – è importante supporto alla narrazione; talvolta diviene esso stesso ‘personaggio’, come accade per il labirinto di scale, che confonde, celando e proteggendo il mistero sfidato da frate Guglielmo. Ho scelto di realizzare questo labirinto in senso verticale, come un insieme di scale, ispirandomi a Piranesi ed Escher, per ottenere un effetto visivo più immediato.