
Il ragazzo dai pantaloni rosa
(Italia/2024) di Margherita Ferri (121') | Arena Puccini
Il ragazzo dai pantaloni rosa
(Italia/2024) di Margherita Ferri (121')
Con: Claudia Pandolfi e Samuele Carrino
Incontro con Margherita Ferri
Andrea, ragazzo bravo a scuola e stimato da tutti, è vittima di continui episodi di bullismo e cyberbullismo per il suo carattere eccentrico e per un paio di pantaloni da lui indossati che in lavatrice hanno assunto un colore rosaceo. Il suo principale carnefice è Christian, vecchio compagno di scuola delle medie che Andrea ritrova pure al liceo e che in passato era stato un suo buon amico. E pure Sara, la migliore amica di Andrea, non gli è di particolare aiuto..
“Con Il ragazzo dai pantaloni rosa, Margherita Ferri esplora con rara sensibilità e profondità il tema del bullismo e del cyberbullismo, portando sullo schermo la storia vera di Andrea Spezzacatena. Attraverso un linguaggio visivo intimo e narrativo, il film si pone non solo come un ritratto struggente di una vittima del pregiudizio, ma come un invito a riflettere sulla responsabilità collettiva di una società incapace di proteggere i più vulnerabili. Andrea, interpretato da Samuele Carrino con una delicatezza che riesce a tratteggiare ogni sfumatura emotiva, è un adolescente come tanti, ma con una luce speciale. Creativo, curioso, autentico, Andrea si distingue anche per il coraggio con cui esprime la sua unicità, incarnata simbolicamente da quei pantaloni rosa, un dettaglio che diventa il fulcro della narrazione. La madre Teresa (Claudia Pandolfi), figura materna che alterna forza e fragilità, e Sara (Sara Ciocca), l’amica che condivide con lui un legame di complicità e affetto, completano un microcosmo familiare intimo e intenso. La regia di Ferri si concentra sulla dimensione interiore del protagonista, costruendo un racconto che si muove tra presente e ricordo, tra realtà e quel senso di perdita che aleggia sin dall’inizio. La voce narrante, elemento centrale del film, accompagna lo spettatore in un percorso empatico e doloroso; l’affermazione sul potere distruttivo delle parole paragonate a vasi che, una volta rotti, non possono essere riparati, sintetizza con una potenza visiva disarmante il cuore del messaggio. Ferri riesce a parlare al cuore degli spettatori senza mai cadere nella retorica, ma mantenendo uno sguardo lucido e profondo. Attraverso Andrea, il film mette in luce non solo la sofferenza individuale, ma anche le dinamiche collettive che rendono il bullismo una piaga sociale: l’indifferenza degli adulti, l’inerzia delle istituzioni, la brutalità amplificata dai social media. Il ragazzo dai pantaloni rosa si trasforma così in una denuncia silenziosa, ma potente, capace di scuotere le coscienze e di educare, soprattutto le nuove generazioni, alla comprensione e all’empatia. Il film non si limita a raccontare una storia, ma costruisce un’esperienza cinematografica che lascia il segno, trasformando il dolore di Andrea in un monito e, al tempo stesso, in un atto d’amore verso chi, come lui, ha cercato di essere se stesso in un mondo che non gli ha permesso di esserlo. In due ore di racconto intenso, il film offre uno spaccato di umanità che invita a riflettere non solo sui temi del bullismo, ma sul nostro ruolo all’interno di una società che può e deve essere migliore.”
Lisa Napoleone, Cinemonitor
“Con Il ragazzo dai pantaloni rosa, Margherita Ferri esplora con rara sensibilità e profondità il tema del bullismo e del cyberbullismo, portando sullo schermo la storia vera di Andrea Spezzacatena. Attraverso un linguaggio visivo intimo e narrativo, il film si pone non solo come un ritratto struggente di una vittima del pregiudizio, ma come un invito a riflettere sulla responsabilità collettiva di una società incapace di proteggere i più vulnerabili. Andrea, interpretato da Samuele Carrino con una delicatezza che riesce a tratteggiare ogni sfumatura emotiva, è un adolescente come tanti, ma con una luce speciale. Creativo, curioso, autentico, Andrea si distingue anche per il coraggio con cui esprime la sua unicità, incarnata simbolicamente da quei pantaloni rosa, un dettaglio che diventa il fulcro della narrazione. La madre Teresa (Claudia Pandolfi), figura materna che alterna forza e fragilità, e Sara (Sara Ciocca), l’amica che condivide con lui un legame di complicità e affetto, completano un microcosmo familiare intimo e intenso. La regia di Ferri si concentra sulla dimensione interiore del protagonista, costruendo un racconto che si muove tra presente e ricordo, tra realtà e quel senso di perdita che aleggia sin dall’inizio. La voce narrante, elemento centrale del film, accompagna lo spettatore in un percorso empatico e doloroso; l’affermazione sul potere distruttivo delle parole paragonate a vasi che, una volta rotti, non possono essere riparati, sintetizza con una potenza visiva disarmante il cuore del messaggio. Ferri riesce a parlare al cuore degli spettatori senza mai cadere nella retorica, ma mantenendo uno sguardo lucido e profondo. Attraverso Andrea, il film mette in luce non solo la sofferenza individuale, ma anche le dinamiche collettive che rendono il bullismo una piaga sociale: l’indifferenza degli adulti, l’inerzia delle istituzioni, la brutalità amplificata dai social media. Il ragazzo dai pantaloni rosa si trasforma così in una denuncia silenziosa, ma potente, capace di scuotere le coscienze e di educare, soprattutto le nuove generazioni, alla comprensione e all’empatia. Il film non si limita a raccontare una storia, ma costruisce un’esperienza cinematografica che lascia il segno, trasformando il dolore di Andrea in un monito e, al tempo stesso, in un atto d’amore verso chi, come lui, ha cercato di essere se stesso in un mondo che non gli ha permesso di esserlo. In due ore di racconto intenso, il film offre uno spaccato di umanità che invita a riflettere non solo sui temi del bullismo, ma sul nostro ruolo all’interno di una società che può e deve essere migliore.”
Lisa Napoleone, Cinemonitor