
Piccolo corpo
(Italia-Francia-Slovenia/2021) di Laura Samani (89') | ESORDI Introduce Laura Samani
Piccolo corpo è la rivelazione del talento di una nuova regista nel cui sguardo si intuisce un senso del cinema denso, permeato da una spiritualità che passa per la terra, il corpo, i legami del cuore, il sentimento. È una storia di donne quella che racconta Laura Samani, nel segno di un amore materno più forte del mondo e dei suoi dogmi che impediscono alla giovane Agata di seppellire la figlioletta nata morta condannandola al limbo. […] Lei non si rassegna: a quella bimba che non vedrà mai crescere vuole dare la possibilità di sepoltura, di avere un nome, di andare in paradiso. Le dicono che c’è un luogo lontano, a nord, una chiesa dove ridanno vita ai nati morti, quell’istante che permette loro di essere vivi per battezzarli. Siamo in un’Italia antica, ai primi anni del secolo scorso, tra superstizioni e leggende popolari […].
Il film assume il rischio di una materia molto difficile trovandone la misura: il bordo su cui si pone è quello di un’emozione tesa, sensibile, che procede passo dopo passo, nella meraviglia e nella paura. Cosa è allora il ‘miracolo’? Forse l’incontro, la vicinanza, il riconoscersi di due solitudini in una nuova conoscenza che sfugge all’ordine nel quale una donna è rinchiusa. O è la possibilità per questo femminile di trovare una sua parola, di declinare una lingua in cui riconoscersi, una poesia di esistenze negate. Ci vuole delicatezza, e la regia di Samani non cerca mai di imporre un contenuto, una visione: il suo orizzonte come quello in cui si muovono i suoi personaggi rimane aperto, preferisce interrogare piuttosto che dare risposta. E affidarsi alla grana intensa delle sue immagini, a un gesto di cinema potente che vibra e rivela un sentimento che ci appartiene.
Cristina Piccino
Ho scoperto l’esistenza dei santuari del respiro o a repit o della piuma – perché si usava una piuma per verificare il respiro – in tutto l’arco alpino, solo in Francia sono più di duecento. Se ne hanno testimonianze già dall’anno 1000, ma la piena espansione risale al 1500. Ora hanno perso la funzione originaria perché dal 2007 Ratzinger ha abolito il Limbo. Nei libri dei santuari, antesignani dell’anagrafe, oltre alla registrazione delle anime, dei battesimi, dei matrimoni, dei funerali, c’è anche quella dei miracoli richiesti e ottenuti, che non sempre coincidevano. Questi miracoli sono considerati blasfemi dalla Chiesa cattolica: la resurrezione è il miracolo dei miracoli, l’ultimo compiuto da Gesù. Chiederlo va contro la volontà di Dio e infatti non ci si rivolgeva a lui o ai santi, ma alla Madonna, madre che ha perso il figlio, l’unica che può capire e forse intercedere. Nella scena del santuario non ci sono croci, il rito è guidato da un’eremita donna e non si usano le formule cattoliche, il segno della croce, il rosario, l’acqua e l’olio, bensì la saliva, come faceva Gesù. Ho scritto il soggetto e coinvolto nella sceneggiatura Elisa Dondi e Marco Borromei – che erano al Centro Sperimentale con me e con cui avevamo scritto La santa che dorme. […] Mi ha molto commossa il Premio Suso Cecchi d’Amico per la sceneggiatura perché vedo Suso – una delle poche donne in un mondo di uomini che ha scritto alcuni dei film più belli del cinema italiano – come ‘nume tutelare’ del nostro lavoro.
Laura Samani