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June 13, 2025, 9:45 PM @ Arena Puccini - Parco DLF

Vermiglio

(Italia-Francia-Belgio/2024) di Maura Delpero (119') | Arena Puccini

Vermiglio

(Italia-Francia-Belgio/2024) di Maura Delpero (119')

Incontro con Francesca Andreoli, produttrice del film
 
1944: Pietro, reduce di guerra siciliano, arriva nel piccolo villaggio di Vermiglio, dove viene accolto da un insegnante e dalla sua famiglia; presto l’ex-soldato e la figlia maggiore del professore, Lucia, si innamorano e decidono di sposarsi. Finito il conflitto, Pietro si reca in Sicilia per rassicurare i suoi parenti  di non essere caduto in battaglia; ma a Vermiglio non tornerà più, e Lucia presto scoprirà il perché.
David di Donatello 2025 come miglior film; a Maura Delpero come miglior regista e miglior sceneggiatura originale; a Michail Kričman per miglior fotografia; a Dana Farzanehpour, Hervé Guyader e Emmanuel de Boissieu per miglior suono; a Maurilio Mangano e Stefania Rodà per miglior casting; a Francesca Andreoli, Leonardo Guerra Seràgnoli, Santiago Fondevila Sancet, Maura Delpero come miglior produttore.

“Film sul confine e dunque sul crinale. Sempre. Tra pace e guerra, quiete e tempesta, angoscia e serenità, inconscio e presa di coscienza, valli e vette, realtà e onirismo. Al centro c’è una famiglia dominata da Cesare, maestro di scuola, figura fondamentale della comunità e padre di una figlia e un figlio grandi, di due figlie e un figlio piccoli, di un neonato e due piccoli che non ce l’hanno fatta, Flavio e Giovanni. [...]  Si sussurra tanto, si parla molto pacatamente, non si urla praticamente mai e Delpero, tra i vari miracoli che compie nel film, riesce a essere cruda sulla condizione della donna, senza togliere nulla alla delicatezza, a una dolcezza sommessa, che tuttavia non è mai sottomessa. E riesce, appunto, a non infrangere il fragile cristallo dell’incanto, che in tutta evidenza ha creato con grande cura e fatica, e che resta intatto fino alla fine, anche quando tristi e crude verità emergono sconvolgendo le vite, anche quando le piccole grandi guerre del quotidiano che sottotraccia si agitano sempre più deflagrano come una granata, se non come un colpo di cannone, in quell’ambiente innevato e raggelato. Con modalità un po’ buzzatiana, il film mette la guerra fuori campo per meglio metterla in campo. [...]
In quest’opera di complessa ricostruzione storico-antropologica, che Delpero ha scritto e diretto, non sorprende quindi la scelta di dialoghi in dialetto, anche per sottolineare che in Trentino o in Sicilia l’italiano era una magnifica lingua straniera. Quella che Cesare insegna a grandi e piccoli. Come la musica, altra sua grande passione. Personaggio articolato, contraddittorio, certamente denso grazie a uno straordinario Tommaso Ragno, anche se qui tutti e tutte sono di eccezionale bravura, consacrando così Delpero come grande direttrice di interpreti.”
Francesco Boille, Internazionale
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