Sils Maria
(Francia,Svizzera,Germania/2014) di Olivier Assayas (124')
Ho capito molto presto che, per quanto io potessi essere vivace, interessante ed emozionante con la macchina da presa, questo sarebbe stato nulla, in definitiva, a paragone di quanto accade sui volti degli attori. Essi sono l'incarnazione di un film. La cosa più bella e degna d'essere vissuta nel cinema, per quanto sfuggente e quasi invisibile, è il modo in cui si riesce a catturare sui volti una qualche verità, nella complessità delle emozioni umane.
(Olivier Assayas, Lezione di cinema in Cineteca, 2000)
Sils Maria è incantevole paesino dell'Engadina, dove Maria Enders (un'intensa e sempre splendida Juliette Binoche) si ritira con la sua assistente dopo aver accettato di intepretare una rivisitazione della pièce teatrale che l'aveva resa celebre vent'anni prima: quella di Helena, donna matura travolta da una passione lesbica per una ragazza che fa di lei la sua schiava d'amore fino a spingerla al suicidio. Invece della giovane e seducente Sigrid, questa volta le viene però assegnata la parte della donna ingannata e sconfitta. Lo studio del copione finisce per replicare il confronto generazionale e le dinamiche di odio e amore contenute nel testo teatrale.Eva contro Eva, Effetto notte, e perfino il recente Venere in pelliccia di Polanski: sono solo alcuni dei riferimenti che la critica ha colto a proposito dell'ultimo film di Olivier Assayas, regista cinéphile dell'era post-nouvelle vague, in concorso al Festival di Cannes 2014. "Un film di scrittura e di interpretazioni attoriali, in cui più della riflessione sul rapporto arte e vita e sul passare del tempo, conta la capacità degli attori di immedesimarsi con dei personaggi che paradossalmente potrebbero corrispondergli anche nella vita" (Paolo Mereghetti).