La leggenda del re pescatore
di T. Gilliam (USA/1991, 137’)
Un altro professore nella vita di Robin Williams, dopo il capitano mio capitano di L’attimo fuggente: ma questa volta è il ricordo sdrucito dell’uomo che fu, diventato un homeless che vaga, allucina, strepita e cerca il sacro graal per le strade notturne e trasfigurate di Manhattan. L’esuberanza si tinge di nero, questo ruolo scortica più di ogni altro l’angoscia che preme sotto ogni smorfia e sorriso di Williams. Quello tra lui e Gilliam, entrambi artisti votati all’eccesso, era un incontro che si prendeva i suoi rischi: il risultato è un film traboccante e imperfetto che ha saputo seminare visioni e cerebrali invenzioni metropolitane (un notevole romanzo newyorkese come Chronic City di Jonathan Lethem gli è in vari modi debitore).
