Cultura Bologna
25 luglio 2021, 21:45 @ Arena Puccini

Gloria Mundi

di Robert Guédiguian, Francia-Italia/2019, 107’ | Arena Puccini

Gloria Mundi
di Robert Guédiguian, Francia-Italia/2019, 107’
con Ariane Ascaride, Jean-Pierre Darroussin, Gérard Meylan
Coppa volpi per la migliore interpretazione femminile alla 76a Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia


Marsiglia. Mathilda e Nicolas hanno appena avuto una bambina, Gloria. Nonostante il periodo economico disastroso, sono tutti felici di accogliere la nuova arrivata, anche il padre di Mathilda, che, uscito di prigione dopo una pena ventennale, si presenta in famiglia per conoscere la nipote.
 

“Mentre le piattaforme streaming ci abituano ahinoi a considerare il nome del regista un optional, alcuni grandi autori continuano ostinatamente a fare il loro cinema riconoscibilissimo e insieme sempre diverso. Tra questi Robert Guédiguian, padre armeno, madre tedesca, radici marsigliesi, occupa un posto d'onore anche perché usando sempre gli stessi meravigliosi attori ha creato con solo venti titoli una piccola "comédie humaine" che racconta a meraviglia le trasformazioni del nostro mondo. Mettendo a fuoco con spietata nitidezza l'intreccio sempre più perverso tra sfera economica, sociale e personale. La pressione della lotta per la sopravvivenza, grazie anche alla complicità di chiunque accetti le regole del gioco, cancella infatti ogni margine di libertà. Come provano, con qualche schematismo riscattato dalla ricchezza profusa nell'analisi e nella rappresentazione dei sentimenti, i protagonisti di Gloria Mundi. Siamo sempre a Marsiglia, mai così gelida e inospitale. In apertura vediamo nascere una bambina sulle note del Requiem di Verdi. È un inizio e una fine. La fine delle ultime illusioni perché mentre i nonni (Ariane Ascaride e Jean-Pierre Darroussin), lui autista, lei donna a ore che lavora di notte per qualche euro in più, conoscono ancora la solidarietà, i giovani sono accecati dalla "legge del mercato", per citare un altro bel film sul neoliberismo. Non tanto i neogenitori (Robinson Stévenin e Anais Demoustier), lui taxista Uber, lei commessa precaria, quanto la di lei sorellastra e suo marito (Lola Naymark e Grégoire Leprince-Ringuet), padroni di un lucroso "compro tutto" gestito con metodi da strozzini (tanto «se no lo farebbe qualcun altro»). A rincarare la dose, Guédiguian addossa ai "cattivi" anche cocaina, squallidi porno domestici, megasigarette elettroniche (nuovo cine-feticcio dei vilains). Mentre il deus ex machina che farà precipitare il tutto e insieme garantirà una dolorosa salvezza è il padre della puerpera (un regale Gérard Meylan), ex-compagno della Ascaride, che dopo tanti anni in prigione arriva in città, ormai pacificato, per conoscere la nipotina. Rimescolando senza volere antichi (ri)sentimenti. Ma soprattutto introducendo uno sguardo dall'esterno - e dal passato - che è la vera chiave di questo film terribile e poetico, atroce e struggente, rabbioso e disarmante.”

Fabio Ferzetti, “L’Espresso”