
Album "Il pendolo di Foucault"
In questa gallery raccogliamo documenti che illustrano la genesi e la vita editoriale del secondo romanzo di Umberto Eco, Il pendolo di Foucault (Bompiani, 1988), che fanno riferimento ai temi trattati nell’opera o hanno fornito una base informativa per l’autore.
Questa non vuole essere un’analisi scientifica ed esaustiva di fonti e documenti utilizzati dall’autore né tantomeno un’interpretazione critica.
Quello che qui proponiamo è il resoconto di un’esperienza di lettura e di ricerca nel patrimonio della nostra biblioteca (con alcune escursioni su altre raccolte documentarie). Non c’è quindi nessuna pretesa di una presentazione esaustiva dei molti argomenti e dei molti materiali che il romanzo potrebbe suggerire, ma la volontà di compiere una scelta sulla base di motivazioni anche episodiche e dettate dall’interesse dei lettori e dalle discussioni che il gruppo di lettura ha sostenuto negli incontri precedenti.
Consci di non incarnare il Lettore Modello presupposto dal testo, del testo faremo un uso specifico piuttosto che darne un’interpretazione, secondo la distinzione posta dallo stesso autore in Lector in fabula (paragrafo 3.4, Uso e interpretazione, p. 59-60).
L’indicazione delle pagine del romanzo citate si riferisce alla prima edizione, pubblicata nel 1988 dall’editore Bompiani. De Il pendolo di Foucault sono comunque sempre indicati anche i capitoli da cui sono tratte le citazioni, per facilitarne l’individuazione in altre edizioni.
I documenti utilizzati sono quasi totalmente conservati e consultabili presso la Biblioteca dell’Archiginnasio di Bologna. Salvo dove diversamente specificato la collocazione indicata è quindi relativa a questa biblioteca.

Tape Mark I (1962)
Nell’«Almanacco letterario Bompiani» del 1961 Elémire Zolla pubblicò l’articolo La distruzione della prosa mediante macchine elettroniche, alla fine del quale esaminava le possibilità aperte da Mark I, «editor perfetto», «la macchina che traduce per le forze aeree americane», «ancora incerto quanto alla sintassi, ma fra un anno sarà dotato di adeguate “informazioni” sulla struttura del periodo» (p. 286).
L’anno successivo l’«Almanacco letterario Bompiani» venne interamente dedicato a Le applicazioni dei calcolatori elettronici alle scienze morali e alla letteratura. Eco naturalmente, in quanto collaboratore della casa editrice, partecipò al volume con un testo intitolato La forma del disordine (p. 175-187), in cui citava l’esperimento più interessante del volume, «le poesie elettroniche di Nanni Balestrini. Con la complicità di un poeta e di ingegnere programmatore, il cervello IBM ha sparato più di tremila variazioni dello stesso gruppo di versi, tentando tutte le combinazioni che le regole di partenza gli davano come possibili» (p. 176).
L’immagine mostra la poesia finale che uscì dalle combinazioni di versi e, nella pagina a sinistra, alcune delle altre possibili combinazioni proposte dall’elaboratore. L’arte combinatoria propria della Qabbalah, e che Casaubon aveva cercato di utilizzare - inutilmente - per scovare la password per accedere ai segreti di Abulafia, è qui esemplificata in un esperimento informatico-letterario che precede il romanzo di 15 anni e più, ma che sicuramente è ben vivo nella memoria dell’autore.
Qui è possibile leggere sia le pagine in cui Balestrini racconta nel dettaglio il suo esperimento sia il testo di Eco citato precedentemente.
Le applicazioni dei calcolatori elettronici alle scienze morali e alla letteratura, «Almanacco letterario Bompiani», 1962.