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Comune di Bologna

Album "Il pendolo di Foucault"

In questa gallery raccogliamo documenti che illustrano la genesi e la vita editoriale del secondo romanzo di Umberto Eco, Il pendolo di Foucault (Bompiani, 1988), che fanno riferimento ai temi trattati nell’opera o hanno fornito una base informativa per l’autore. 

Questa non vuole essere un’analisi scientifica ed esaustiva di fonti e documenti utilizzati dall’autore né tantomeno un’interpretazione critica.

Quello che qui proponiamo è il resoconto di un’esperienza di lettura e di ricerca nel patrimonio della nostra biblioteca (con alcune escursioni su altre raccolte documentarie). Non c’è quindi nessuna pretesa di una presentazione esaustiva dei molti argomenti e dei molti materiali che il romanzo potrebbe suggerire, ma la volontà di compiere una scelta sulla base di motivazioni anche episodiche e dettate dall’interesse dei lettori e dalle discussioni che il gruppo di lettura ha sostenuto negli incontri precedenti.

Consci di non incarnare il Lettore Modello presupposto dal testo, del testo faremo un uso specifico piuttosto che darne un’interpretazione, secondo la distinzione posta dallo stesso autore in Lector in fabula (paragrafo 3.4, Uso e interpretazione, p. 59-60).

L’indicazione delle pagine del romanzo citate si riferisce alla prima edizione, pubblicata nel 1988 dall’editore Bompiani. De Il pendolo di Foucault sono comunque sempre indicati anche i capitoli da cui sono tratte le citazioni, per facilitarne l’individuazione in altre edizioni.

I documenti utilizzati sono quasi totalmente conservati e consultabili presso la Biblioteca dell’Archiginnasio di Bologna. Salvo dove diversamente specificato la collocazione indicata è quindi relativa a questa biblioteca.

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prec succ tutti
Cristina Taglietti, Risvolti di copertina (2019)
Contenuto inserito il 13 giu 2025 — Ultimo aggiornamento il 16 giu 2025

Cristina Taglietti, Risvolti di copertina (2019)

La recensione di Salsano offre ancora uno spunto di riflessione, quando accusa altri periodici, che hanno recensito il Pendolo in maniera positiva, di essere schiavi di un’industria culturale che deve promuovere in maniera acritica i grandi nomi o i prodotti che hanno alle spalle gruppi di potere particolarmente potenti. E non c’è dubbio che Eco, pubblicato da Bompiani, rientri in questa categoria.

Il Pendolo è anche una riflessione su questa industria culturale. Più nello specifico sulla vita di una casa editrice.

I tre protagonisti Belbo, Diotallevi e Casaubon lavorano infatti per il signor Garamond, titolare dell’omonima casa editrice, specializzata in testi accademici di qualità e provato rigore scientifico. Garamond possiede però un’altra casa editrice, la Manuzio:

 

«La Manuzio era una casa editrice per APS. [...]

Un APS è un Autore a Proprie Spese e la Manuzio è una di quelle imprese che nei paesi anglosassoni si chiamano "vanity press". Fatturato altissimo, spese di gestione nulle» (cap. 39, p. 197).

 

In pratica la Manuzio, con pubblicazioni di scarsa qualità ma finanziate da autori disposti a tutto per vedere pubblicate le proprie pagine, finanzia l’editoria di qualità della Garamond. Gli APS infatti, grazie all’abilità adulatoria dell’editore e ad alcuni stratagemmi amministrativi, finiscono per pagare una cifra ben superiore alle spese sostenute dalla casa editrice per il loro libro. Si generano quindi utili da reinvestire.

Eco non svela nessun segreto del mondo editoriale, porta all’estremo - e quindi alla parodia - meccanismi ben conosciuti. Costruisce però situazioni narrative divertenti sul tema e ci offre una visione della vita della doppia casa editrice dall’interno, anche in senso fisico, dal momento che acquisiscono importanza anche gli ambienti in cui si svolgono le attività editoriali, come sottolinea lui stesso:

 

«Nel Pendolo di Foucault dico che le due case editrici Manuzio e Garamond sono in due stabili diversi ma attigui, tra i quali era stato praticato un passaggio, con una porta smerigliata e tre scalini. Ho calcolato a lungo come si potesse praticare un passaggio tra quei due stabili, e se occorresse prevedere un dislivello, disegnando varie piante. Il lettore fa quei tre scalini senza rendersene conto (credo), ma per me erano fondamentali».

Umberto Eco, Come scrivo, in Id., Sulla letteratura, p. 342-379: 356)

 

Non costava nulla, anzi semplificava le cose, immaginare le due case editrici fisicamente separate. Ma è proprio quel dettaglio del potere passare dall’una all’altra senza soluzione di continuità che aggiunge significato e ironia a molti degli episodi narrati nel romanzo che si svolgono in quei due palazzi.

Questa attenzione alla vita interna delle case editrici, intesa appunto anche in senso fisico, alle sedi in cui le attività editoriali si svolgono, la si ritrova nel libro di cui vediamo la copertina. Citiamo dalla breve prefazione:

 

«Questo volume nasce da qui: dal desiderio di condurre il lettore dietro quei portoni, di mostrare chi abita quelle stanze, in quali spazi si pensano e si realizzano i libri che leggiamo, come si formani i grandi bestseller internazionali sui tavoli degli editor o qual è la strada che percorre un testo per arrivare dal computer di un esordiente agli scaffali, anche virtuali, delle librerie» (p. VIII).

 

Fra le 14 case editrici di cui si parla in questo libro compare anche La Nave di Teseo, della quale Umberto Eco fu co-fondatore.

 

Cristina Taglietti, Risvolti di copertina. Viaggio in 14 case editrici italiane, Bari-Roma, Laterza, 2019.

Collocazione: 20. K. 4811

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