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Comune di Bologna

Album "Il pendolo di Foucault"

In questa gallery raccogliamo documenti che illustrano la genesi e la vita editoriale del secondo romanzo di Umberto Eco, Il pendolo di Foucault (Bompiani, 1988), che fanno riferimento ai temi trattati nell’opera o hanno fornito una base informativa per l’autore. 

Questa non vuole essere un’analisi scientifica ed esaustiva di fonti e documenti utilizzati dall’autore né tantomeno un’interpretazione critica.

Quello che qui proponiamo è il resoconto di un’esperienza di lettura e di ricerca nel patrimonio della nostra biblioteca (con alcune escursioni su altre raccolte documentarie). Non c’è quindi nessuna pretesa di una presentazione esaustiva dei molti argomenti e dei molti materiali che il romanzo potrebbe suggerire, ma la volontà di compiere una scelta sulla base di motivazioni anche episodiche e dettate dall’interesse dei lettori e dalle discussioni che il gruppo di lettura ha sostenuto negli incontri precedenti.

Consci di non incarnare il Lettore Modello presupposto dal testo, del testo faremo un uso specifico piuttosto che darne un’interpretazione, secondo la distinzione posta dallo stesso autore in Lector in fabula (paragrafo 3.4, Uso e interpretazione, p. 59-60).

L’indicazione delle pagine del romanzo citate si riferisce alla prima edizione, pubblicata nel 1988 dall’editore Bompiani. De Il pendolo di Foucault sono comunque sempre indicati anche i capitoli da cui sono tratte le citazioni, per facilitarne l’individuazione in altre edizioni.

I documenti utilizzati sono quasi totalmente conservati e consultabili presso la Biblioteca dell’Archiginnasio di Bologna. Salvo dove diversamente specificato la collocazione indicata è quindi relativa a questa biblioteca.

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prec succ tutti
Il flipper di Pilade (e di Lorenza)
Contenuto inserito il 8 giu 2025 — Ultimo aggiornamento il 17 giu 2025

Il flipper di Pilade (e di Lorenza)

Forse pecchiamo di quell’eccesso di ricerca dell’analogia che porterà alla rovina il trio Belbo-Casaubon-Diotallevi, ma c’è un’altra macchina che è protagonista del romanzo e la cui diffusione scandisce il passare dei decenni. È il flipper che troneggia nel bar Pilade, in cui i protagonisti del romanzo sono soliti ritrovarsi. Installato fra gli anni Sessanta e Settanta come attrattiva per una nuova clientela al posto del vecchio biliardo (cap. 8, p. 50), alla metà degli anni Ottanta sopravvive «Per compiacere il nucleo storico» degli avventori del bar, pur se ormai superato da «altre macchine con lo schermo fluorescente, dove planavano a schiera poiane bullonate, kamikaze dello Spazio Esterno, o una rana saltava di palo in frasca emettendo borborigmi in giapponese» (cap. 34, p. 177). Al flipper Belbo dedica uno dei files contenuti in Abulafia (p. 177-178), che descrive come Lorenza Pellegrini giocava con quel vecchio oggetto ludico, «con le mani ma anche col pube» (p. 177). Casaubon è convinto che Belbo si sia innamorato di Lorenza proprio vedendola giocare a flipper - anzi col flipper. Un avvenimento decisivo dal momento che «La gelosia verso Lorenza è [...] il motore stesso dell’azione romanzesca» (Christian D’Agata, La password di Abulafia, p. 136).

L’immagine mostra uno dei primi flipper elettrici prodotti, datato 1949. Come fa notare la didascalia, le pinne respingenti sono rivolte verso l’interno, mentre nei modelli successivi saranno rivolte all’esterno. Nei primi modelli, risalenti agli anni Trenta, le pinne non erano presenti.

Le macchine a gettone - flipper, juke box, ecc. - furono molto importanti nel definire la nozione di tempo libero alla metà del XX secolo e diventarono uno degli oggetti che contribuirono a identificare i “giovani” come categoria a sé stante, sia in senso sociale che come segmento a cui il mercato poteva rivolgersi.

 

American play & emozioni a gettone: slot machine, juke box e flipper della collezione Morlacchi, Milano, Electa, [1996].

Collocazione: 20. Y. 911

 

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