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Comune di Bologna

Album "Il pendolo di Foucault"

In questa gallery raccogliamo documenti che illustrano la genesi e la vita editoriale del secondo romanzo di Umberto Eco, Il pendolo di Foucault (Bompiani, 1988), che fanno riferimento ai temi trattati nell’opera o hanno fornito una base informativa per l’autore. 

Questa non vuole essere un’analisi scientifica ed esaustiva di fonti e documenti utilizzati dall’autore né tantomeno un’interpretazione critica.

Quello che qui proponiamo è il resoconto di un’esperienza di lettura e di ricerca nel patrimonio della nostra biblioteca (con alcune escursioni su altre raccolte documentarie). Non c’è quindi nessuna pretesa di una presentazione esaustiva dei molti argomenti e dei molti materiali che il romanzo potrebbe suggerire, ma la volontà di compiere una scelta sulla base di motivazioni anche episodiche e dettate dall’interesse dei lettori e dalle discussioni che il gruppo di lettura ha sostenuto negli incontri precedenti.

Consci di non incarnare il Lettore Modello presupposto dal testo, del testo faremo un uso specifico piuttosto che darne un’interpretazione, secondo la distinzione posta dallo stesso autore in Lector in fabula (paragrafo 3.4, Uso e interpretazione, p. 59-60).

L’indicazione delle pagine del romanzo citate si riferisce alla prima edizione, pubblicata nel 1988 dall’editore Bompiani. De Il pendolo di Foucault sono comunque sempre indicati anche i capitoli da cui sono tratte le citazioni, per facilitarne l’individuazione in altre edizioni.

I documenti utilizzati sono quasi totalmente conservati e consultabili presso la Biblioteca dell’Archiginnasio di Bologna. Salvo dove diversamente specificato la collocazione indicata è quindi relativa a questa biblioteca.

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prec succ tutti
Alberto Asor Rosa, Il Trattato dell'Impostura («la Repubblica», 4 ottobre 1988)
Contenuto inserito il 8 giu 2025 — Ultimo aggiornamento il 12 giu 2025

Alberto Asor Rosa, Il Trattato dell'Impostura («la Repubblica», 4 ottobre 1988)

Le recenti polemiche nate attorno all’uso dell’Intelligenza Artificiale per la scrittura di testi narrativi o saggistici, e in particolare relativamente al libro Ipnocrazia. Trump, Musk e la nuova architettura della realtà di Jianwei Xun - pseudonimo sotto cui si cela un team di autori che ha composto gran parte dell’opera proprio utilizzando l’IA - ha riportato all’attenzione delle cronache la recensione con cui Alberto Asor Rosa accolse Il pendolo di Foucault. Uno dei punti negativi messi in luce dal critico era proprio il fatto che, per stessa ammissione di Eco, il romanzo era stato scritto al computer, dato per niente scontato nel 1988.

Mariano Tomatis rievoca la discussione sull’uso del computer nella scrittura del Pendolo con queste parole:

 

«Tra le critiche invecchiate peggio spicca quella di Alberto Asor Rosa, che ne metteva in dubbio il valore letterario a causa dell’uso del computer in fase di scrittura. Secondo Asor Rosa, la macchina avrebbe avuto un ruolo così dominante da ridimensionare l’apporto creativo dell’autore stesso. Con il tempo, quella posizione si è cristallizzata in una formula tanto efficace quanto superficiale: Il Pendolo vale poco perché è stato scritto al computer. Un giudizio che oggi appare datato, visto che praticamente ogni libro viene redatto con un word processor».

(Mariano Tomatis, Scritto al computer, dunque falso? Da Eco a Xun, la rivincita degli inganni generativi, «L’indiscreto», 17 aprile 2025).

 

Al di là delle polemiche, sicuramente Abulafia, il computer di Belbo, è un vero e proprio personaggio del romanzo, «personaggio assolutamente atipico: poco presente rispetto agli altri personaggi, ma sempre in scena nei momenti fondamentali del romanzo» (Christian D’Agata, La password di Abulafia. Una riflessione tra lessicografia e informatica a partire dal Pendolo di Foucault di Umberto Eco, p. 136). Abulafia è il quarto autore del Piano insieme a Belbo, Casaubon e Diotallevi, visto che è “lui” a suggerire le prime connessioni e analogie fra elementi distanti fra loro, mettendo in moto quello che diventerà un gioco mortale. Dobbiamo però anche registrare che se Belbo si diverte a giocare con la nuova tecnologia - e che Eco si rispecchi in lui ce lo dicono le Bustine di Minerva dedicate ai suoi esperimenti con il calcolatore elettronico - Casaubon riesce a giocare lo stesso gioco utilizzando schede cartacee in cui appunta i dati salienti dei testi che legge, escogitando analogie tanto sorprendenti quanto convincenti secondo la perversa logica su cui si basa il complottismo parodizzato nel romanzo. Il computer quindi è uno strumento di grande utilità e fascino, ma Casaubon ottiene gli stessi risultati avvalendosi dello stesso sistema pre-informatico che Eco suggeriva nel grande classico del 1977 Come si fa una tesi di laurea.

 

Alberto Asor Rosa, Il Trattato dell'Impostura, «la Repubblica», 4 ottobre 1988, p. 32-33.

Collocazione: G. 131

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