Cultura Bologna
copertina di Lost in Translation
9 luglio 2024, 21:45 @ Piazza Maggiore, Bologna

Lost in Translation

(USA-Giappone/2003) di Sofia Coppola (102')

Due americani a Tokyo. L’indolente Bill Murray, attore di mezz’età impegnato in uno spot, e la giovane, inquieta Scarlett Johansson, trascurata dal marito perennemente al lavoro. S’incontrano e intercettano le rispettive malinconie. Delicata commedia sentimentale sullo sfondo d’una metropoli che esplode di luci e colori oltre i vetri del lussuoso Park Hyatt, tra bar esclusivi d’ispirazione newyorkese, karaoke e le strade brulicanti di Shibuya. Riverbera nelle architetture il senso di spaesamento dell’individuo di fronte a una modernità globalizzata e pop.

L’opera seconda di Sofia Coppola è più di una rivelazione: è un trionfo di spensieratezza. La registra imbastisce un film incredibilmente divertente, dolorosamente triste e romanticamente travolgente praticamente dal nulla, e lo fa sembrare semplice, oltre che molto moderno e molto sensuale. È un piccolo e vivace Breve incontro per il nuovo secolo.
Affida a Bill Murray il ruolo di protagonista, una parte che Coppola dice di aver scritto pensando a lui. […] La sua aria indifferente alla Robert Mitchum viene incanalata e modellata nel modo giusto, ed egli offre qui una delle migliori performance della sua carriera.
Murray interpreta Bob, una star del cinema in declino che soggiorna in un grande hotel di Tokyo –una sorta di mini città-stato con il suo complesso di bar, ristoranti e strutture sportive – dove sta girando uno spot pubblicitario per un whisky giapponese. Bob si disprezza apertamente per aver accettato questo lavoro ed è fin troppo consapevole che, soldi a parte, una delle principali ragioni che lo hanno condotto lì è allontanarsi da un matrimonio che sta iniziando a deteriorarsi.
Nel frattempo, in un’altra parte dell’hotel, c’è una giovane e premurosa donna di nome Charlotte (Scarlett Johansson) a sua volta in crisi e pronta quindi a fare il paio con l’ennui monopausale di Bob. […] Alienata e turbata dalla strana e rumorosa Tokyo dei grattacieli, Charlotte sperimenta un senso di panico riguardo alla sua vita. Cosa sta facendo lì? Conosce davvero suo marito?
Il sorriso ironico e complice di Bob è irresistibile, e presto iniziano a frequentarsi, a divertirsi insieme, condividendo la stravagante realtà giapponese in cui sono calati come in un grande private joke, senza confessarsi e confessare il crescente senso di tenerezza che provano l’uno nei confronti dell’altra.
Il calore e la dolcezza che Coppola ottiene da Murray e Johansson sono un miracolo di regia intelligente e non invadente. Come sceneggiatrice, ci regala una scena esilarante in cui Murray, vestito di tutto punto in smoking e con un trucco bizzarro in stile Mikado, deve fare delle smorfie rivolto alla macchina da presa e pronunciare lo slogan pubblicitario. [...] La grande avventura di Bob e Charlotte trova completamento in una scena adorabile quando si confessano le loro paure più intime, mentre sono sdraiati su un letto, le loro mani non si toccano, le loro labbra non si incontrano.

Peter Bradshaw

A vent’anni ho trascorso molto tempo a Tokyo. Avevo una piccola azienda di abbigliamento con un amico, quindi ci andavamo un paio di volte all’anno. All’epoca vivevo a Los Angeles e ho sempre pensato alle piccole differenze culturali tra i due luoghi. Ho inserito nel film molte cose realmente accadute. E dato che avevo vent’anni e non sapevo bene cosa volessi fare, credo che sia il mio film più personale perché parla di quello che stavo vivendo in quel momento.

Sofia Coppola