Due signore e un cherubino
una pièce scritta intorno al 1987 da Goliarda Sapienza
A ispirare l’opera fu l’amicizia vivace e sui generis che venne a istaurarsi tra la stessa scrittrice e la signora Marzotto, famosa per essere la mondina più mondana dell’alta società di quei tempi. Questo testo elegante e denso di dialoghi scintillanti contrappone una donna ricca ma insoddisfatta (Marta) a una donna povera di danari ma ricca di talento (Piera); nonostante l’esplicita differenza che le leghi, entrambe stringono un rapporto così intimo da spingerle a condividere tutto: compresa la deliberata scelta di farla finita per sempre.
Durante un pomeriggio ozioso e come di consueto ricco di confidenze, le due amiche decidono di suggellare la loro intimità condividendo il gesto più eclatante che in questa vita si possa contemplare: il suicidio. Dialoghi fluttuano tra le coscienze di queste due donne e abitano il tempo che le separa dal rituale mortifero e al contempo gioioso che stanno per compiere. A disattendere il progetto delle nostre due amiche, ci pensa un giovane e aitante ragazzo (il cherubino), conturbante, misterioso e profondamente persuaso dal chiaro-scuro di questa vita, come un arcobaleno che porta con sé sia pioggia che sole, incoraggia nuovi eventi per i soggetti. Le due amiche lo accolgono, lui si concede, l’incontro delle loro anime ridefinisce nuove istanze, narcotizzando per il momento quel fuoco vano che alleggiava tra quelle pareti; vivere e morire acquistano, allora, nuove densità e l’inaspettata simbiosi che si viene a creare tra di loro si fa vascello per passare di vanità in vanità.