Cultura Bologna
10 luglio 2021, 21:45 @Arena Puccini, Via Sebastiano Serlio 25/2 Bologna

Cosa sarà

di Francesco Bruni, Italia/2020, 101’ | Arena Puccini

Accadde domani
Cosa sarà
di Francesco Bruni, Italia/2020, 101’
con Kim Rossi Stuart, Barbara Ronchi, Lorenza Indovina
Incontro con Francesco Bruni, l’attrice Raffaella Lebboroni e il produttore Carlo Degli Esposti


L’esistenza, già di per sé decadente di Bruno, neo-separato regista dalla carriera poco sfavillante, viene scossa da un triste colpo basso. Dopo aver accusato un malore, l'uomo riceve una diagnosi scioccante: è affetto da una patologia e ha assolutamente bisogno di un donatore. L'improvvisa rivelazione sul suo stato di salute, lo porta a rivalutare i propri legami familiari, in particolare quello con Umberto, suo padre. E proprio dall'anziano genitore Bruno riceve l'ennesima sconvolgente notizia. Umberto, infatti, fino a quel momento aveva tenuto per sé un grande segreto, che porterà suo figlio a mettersi in viaggio per trovare qualcuno che possa veramente essergli di aiuto.
 

“Quando un regista fa un film sulla propria malattia, ovvero su come questa lo abbia (inevitabilmente) trasformato, spesso butta all'aria tutto quel che sa per cercare soluzioni nuove che esprimano con la massima fedeltà la crudezza dei fatti e la contraddittoria violenza dei sentimenti. Sceneggiatore ancor prima che regista (Scialla, Noi quattro, Tutto quello che vuoi), sopravvissuto a una leucemia scoperta nel 2017, Francesco Bruni fa l'esatto contrario. Ma proprio per questo in fondo Cosa sarà è così interessante oltre che toccante. Trasparente alter ego dell'autore, il suo Bruno Salvati (Kim Rossi Stuart, anche collaboratore allo script) non è e non vuol essere un grande artista, di quelli che creano forme e immagini memorabili. È un regista di commedie, abituato a suggerire più di quanto sembri restando fedele al ritmo, alla piacevolezza e alle convenzioni del genere che si è scelto, in nome di quel dialogo col pubblico che è il cuore del suo lavoro. Bruni insomma non vuole adeguare il cinema alla grammatica oscura e imperiosa della malattia, quanto tradurre nei modi affabili e collaudati della commedia l'esperienza terribile del male. Comprensiva di ciò che quel viaggio gli ha rivelato di sé. La scena cardine, non a caso la più azzardata, è infatti quella in cui, grazie alla dottoressa che lo ha in cura (Raffaella Lebboroni, nella vita moglie di Bruni, in un ruolo rischioso e di grande finezza), Salvati proietta uno dei suoi film in ospedale. Presentandolo fa lo spiritoso, ma ride solo lui. Mentre il dibattito finale, con quel pubblico di degenti, si rivela semplicemente impossibile. Salvati ora è solo davvero. Dunque è pronto a capire qualcosa di sé, di quella ex-moglie ancora affettuosa (Lorenza Indovina), dei loro due figli diversamente fragili (Fotinì Peluso e Tancredi Galli), di quel padre apparentemente fatuo e distratto (Giuseppe Pambieri). E di un personaggio, da non rivelare, che oltre a essere l'asso nella manica del film ha la bravura e la grazia di Barbara Ronchi. Certo, Mattia Torre (cui il film è dedicato) nella serie tv La linea verticale sezionava la propria esperienza ospedaliera con altra inventiva e follia. Ma se Torre non smetteva di guardare e reinventare il mondo, Bruni si cala dentro se stesso con le sole armi, leggere, della commedia. Non era così scontato.”

Fabio Ferzetti, “L’Espresso”